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(Getty Images)
Il presidente della FIGC Gabriele Gravina è intervenuto anche sul Napoli nel corso della lezione "Sostenibilità del business calcistico ad alti livelli" tenuta dall'avvocato ed ex calciatore professionista Guglielmo Stendardo, alla LUISS di Roma.
“Viviamo in una fase di transizione. Quando si parla di crisi in maniera generica non si ha la soluzione da applicare a quel periodo di transizione. La crisi entropica porta il sistema a collassare, questa la si può risolvere non con una norma o con una rateizzazione, ma la si può affrontare solo cambiando il senso, la direzione e la cultura. Anche con la caduta dell’Impero Romano si è avuto un cambiamento generale. Siamo oggi in un passaggio critico, la sostenibilità non è l’unico pilastro su cui ci si può basare. La sostenibilità porta a una crescita che non è la panacea di tutti i mali, bensì richiede un mettere sotto controllo in primis i costi. Solvibilità e stabilità sono gli altri due pilastri. Bisogna mettere in moto un meccanismo di rispetto delle proporzioni”.
Sui 1,5 miliardi di euro che il calcio italiano porta all'erario statale: “Sono numeri che conosciamo, vanno posizionati in maniera più puntuale in dinamiche nazionali e internazionali. Importante è l’idea di aprire al mondo della formazione e dell’informazione un mondo che per diverse ragioni ha avuto sviluppo molecolare, che si è sganciato dalla dimensione sociale ed etica. Mondo del calcio ha valore significativo sotto il profilo della dimensione economica. La sostenibilità è il paradigma del progetto legato a uno sviluppo sostenibile. Lo sviluppo significa togliere dal viluppo, dalle catene. L’idea dello sviluppo sostenibilità significa ipotizzare rapporto legato al concetto di libertà. Tutta questa dimensione economica si inserisce in una legge fondamentale, l’economia di mercato. Il mondo del calcio ha una dimensione economica straordinaria. È un settore che coinvolge ben dodici settori merceologici diversi. Ci sono disavanzi di bilancio che non vengono coperti per intercessioni, ma sono le proprietà a versare denaro per ripianarli. Ad esempio, la Juventus ha chiuso con un disavanzo importante, ma negli ultimi anni ha anticipato come finanziamento soci circa 700 milioni di euro. Il calcio gestisce una partita ogni 55 secondi in Italia”.
“Quando si parla di numeri preoccupanti non sono sereno, mi sveglio con questi numeri in testa. Stiamo cercando di porre rimedio, non dimenticando che ci sono risoluzioni a livello governativo e a livello europeo che impediscono al mio mondo di adottare dei provvedimenti necessari. Non siamo astati aiutati dalle norme del governo italiano che ha previsto la rateizzazione. Per me non è un vantaggio, è un grosso errore. Quello che è stato concesso al calcio a dicembre è ciò che la mia azienda privata, come gruppo Gravina, ha già portato a casa. Sono penalizzanti le norme che hanno previsto la rivalutazione a titolo gratuito degli assets, così come il 2409 con la copertura delle perdite. Il sistema dei controlli non è stato effettuato in modo opportuno. Le perdite del 2020 sono state rinviate al 2025, quelle del 2021 al 2026.Stiamo combattendo contro l’applicazione del codice della crisi d’impresa, che prevede la ristrutturazione deldebito".
Sulle possibili novità: "Lunedì cominceremo una serie di verifiche: tamponare l’invasione del codice della crisi d’impresa. Stiamo preparando un piano industriale non dimenticando che la FIGC ha dimostrato capacità incredibile, ha implementato senza advisor i suoi ricavi di 120 milioni di euro. Una parte di queste risorse vanno ai vivai e alle infrastrutture. Ci sarà un fondo che sosterrà questo tipo di investimenti, anche sui centri sportivi oltre che sugli stadi. Sui giovani abbiamo avviato un progetto importante: un dipartimento tecnico guidato da Roberto Samaden, che si è appena dimesso dall’Inter. Manca solo un elemento: la rivoluzione culturale che è la pre-condizione di tutto ciò”.
Sull'esempio virtuoso del Napoli: "Il Napoli sta facendo un grandissimo campionato e non per scelta politica ma per necessità perché quando ha avuto la possibilità di vendere Koulibaly e di togliere i contratti più onerosi, come quelli di Mertens o Insigne, l’ha fatto sapendo che non era più in grado di reggere quell’ammontare di costi del lavoro e di un rapporto così alto del mercato. Quindi ha dovuto vendere perché la crisi lo ha costretto a farlo, quindi il genio, l’idea e la necessità all’improvviso sbocciano perché si capisce di necessità bisogna fare virtù. Questo è tipico della cultura italiana, quando stiamo per annegare improvvisamente troviamo la forza e il coraggio per emergere di nuovo. Il Napoli ha risparmiato moltissimo perché ha preso giocatori molto forti come Kvaratskhelia o Kim o Raspadori a poco. Quando si ha la possibilità di individuare un manager capace che possa opera nel mercato in maniera positiva, e non solo in termini economico finanziari, ma anche a livello di risultati (perché il Napoli sta battendo molti record), è importante riconoscerlo".
Sulla candidatura e Euro 2032: "La candidatura adEuro2032 ci costringerà a proiettarci verso il futuro. Se partiamo da ottobre 2023 quando ci sarà l’assegnazione, gli stadi li avremo dopo tre quattro anni. Vedo un attivismo significativo tra le diverse realtà chiamate in causa. Sono realtà che cominciano a capire che gli asset delle infrastruttura e dei vivai formeranno il calcio del futuro”.
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