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Il giorno in cui ha vinto Golia

Redazione

Come Davide contro Golia, il Napoli ha sfidato la Juventus a Torino, ma la storia non si è ripetuta

Se fosse stato così facile, da parte di un coraggioso esercito, abbattere una schiera che tra le sue fila vantava un gigante, di Davide non ci sarebbe mai giunta notizia: o non sarebbe stato necessario il suo intervento per sfiancare Golia o si sarebbe trattato di un episodio così ordinario al punto di non sentire la necessità di raccontarlo.

Il Napoli che si è presentato all'Allianz Stadium si può considerare alla stregua di un compatto e valoroso esercito, che pur sapendo di aver davanti un gigante di muscoli e talento, forse non aveva ancora ben capito quanta aria e quanti palloni sarebbe stato capace di smuovere con la sua sola aura.

L'11 schierato da Carlo Ancelotti, nell'occasione più ragionato e meno creativo nella scelta dei titolari, contro la Juventus ha dettato il suo gioco nei 20' iniziali della prima frazione di gioco. Dries Mertens, titolare con Insigne e Callejon, ha subito fatto capire agli avversari bianconeri la direzione da dare alla sfida. E per un po', il Napoli si è illuso che il messaggio fosse stato recepito.

La Juventus dei momenti iniziali si è lasciata inibire dal potere ipnotico che il Napoli sta imparando a restituire alla sua manovra di gioco, quando è in possesso palla. Un iniziale 4-4-2 all'occorrenza 4-3-3, accompagnato dalla furba marcatura a zona (chi penserebbe mai di giocare a uomo quando di fronte ha Ronaldo e Mandzukic?) e dalla oramai consueta ricerca della verticalizzazione.

Il Napoli sa che la Juventus non darà punti di riferimento e fa lo stesso a sua volta. L'unica certezza sembra averla Allan, come Insigne: sa che qualsiasi cosa farà troverà un Callejon alla sua destra con pronto sul piede un passaggio vincente.

La partita, infatti, si gioca soprattutto sulle corsie esterne e il duello più fisico è quello che Emre Can mette in scena con l'ausilio di Mario Rui.

Tuttavia la partita manifesto del calcio italiano di questa stagione, con Allegri su una panchina e Ancelotti sull'altra, ha un solo moderatore e si chiama Cristiano Ronaldo.

E' l'asso portoghese l'unico a non perdere mai la testa e a trascinare così tanto verso di sé il ritmo della sfida, che finisce (tanto per cambiare) per avere la meglio: il gol che serve a Mandzukic per l'1-1 è un toccasana per la Juventus, che da quell'istante non ha mai più fatto un passo indietro.

I ritmi della sfida aumentano, si risveglia anche Pjanic e per il Napoli diventa difficile la gestione della gara in fase di non possesso: i ritmi sono alti e risucchiano le geometrie di Zielinski così come l'apporto di Hamsik.

A patire di più è poi Elseid Hysaj e la partita s'incrina proprio sulle fasce laterali.

"Ma come si fa?" è l'unica frase che con rabbia pronuncia Ancelotti al quarto uomo quando, piuttosto generosamente, Mario Rui al 58' viene spedito negli spogliatoi da Banti per un fallo su Dybala, che gli vale il secondo giallo.

Inedito è lo sguardo di Ancelotti: c'è una smorfia di risentimento. Questa volta il mondo che si è spostato ha fatto muovere anche lui, che di solito guarda e lascia passare.

Tuttavia l'intuizione non gli manca: il tecnico lancia Malcuit in campo con Milik in avanti e in 10 il Napoli si schiera con un 2-4-3 che diventa spesso un 4-2-3. Uno schema che non vuole soccombere alla fisicità imponente dei rivali, ma vuole allegare un nuovo capitolo al coraggio di Davide.

Koulibaly, allora, sembra raddoppiarsi: svaria sul fronte difensivo, qualche volta è possibile sorprenderlo ad impostare la manovra, e guadagna di mestiere un'ottima punizione con tanto di dribbling secco al limite dell'area di rigore. Una chance, che si aggiunge alla clamorosa di Callejon, il quale sotto porta strozza in gola un 2-2 che avrebbe fatto la storia di questa eterna sfida.

Alla fine non ci sarà tempo per i libri da ristampare: al 76' Cristiano Ronaldo stacca per Bonucci, che fa pace con il pubblico bianconero e chiude la pratica con un letale ma severo 3-1.

Il Napoli di Ancelotti ha mandato per qualche momento in crisi le certezze di indistruttibilità della corazzata bianconera. Non per caso. Gli azzurri sono la seconda forza del campionato, che per riuscire a sfidare la prima non può che contare sulla mentalità e la costanza, che ancora sta acquisendo. Poi servirà la consapevolezza che di fronte c'è un gigante, le cui frecce dell'arco sono rette e indirizzate da un esercito che gli copre le spalle e ne esalta le capacità. Mandzukic, il meno vistoso e sponsorizzato dei bianconeri, in tal senso, è una certezza.

Koulibaly e Albiol coudiuvati da Ospina hanno risposto al tiro al bersaglio di Ronaldo, ma Mario Rui e Hysaj hanno perso misure e controllo. Zielinski si è rabbuiato quando Dybala ha visto la luce e la stella di Insigne è caduta, ma piuttosto lontano dal rettangolo verde.

La Juventus ha saputo tenere il piglio del gioco, quando il Napoli ha rilassato la sua corda tesa.

Nel post-partita del match Ancelotti ha risposto con una signorile provocazione agli oramai abitudinari fischi juventini: "Mi consolerò guardando la bacheca con la Coppa del 2003". A questo punto porti con sé anche i suoi: da quell'impresa possono solo imparare, e magari non ci sarà più bisogno di ripassare la lezione di Davide che ferma Golia. Anche perché è accaduto solo una volta e mai più.

di Sabrina Uccello

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