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Giocare per la nazionale di calcio non significa solo partecipare a una competizione sportiva di rango internazionale, ma anche rappresentare concretamente il proprio paese e, senza voler sconfinare nella retorica, farsi scudieri della propria terra d'origine.
Ma proviamo a scendere nel particolare e parliamo del Regno Unito, l'House of Football.
Negli anni '60, allenare la nazionale inglese era il sugello di una gloriosa carriera. Lo sa bene Don Revie che decise di lasciare il Leeds United (all'epoca una delle squadre più forti d'Europa) per prendere il timone del bastimento dei tre leoni.
La metafora nautica è d'obbligo perché la nazionale inglese non versava di certo in acque tranquille, tutt'altro. Eppure, Revie accettò di buon grado l'arduo compito.
In Inghilterra il rispetto della nazionale di calcio è presupposto indefettibile per poterne difendere i colori. Serve una condotta proba e virtuosa: solo così si è degni di indossare quella maglia (è altrettanto vero che i requisiti morali sono anche un residuo del perbenismo vittoriano, ndr).
Lo sa bene John Terry che ha perso la fascia di capitano a margine di uno scandalo a luci rosse. E che dire dell'ex Ct Allardyce, che ha profittato del suo ruolo per negoziare un contratto di 400 mila sterline come “ambasciatore” del calcio inglese a Singapore e Hong Kong. Insomma, il messaggio è chiaro: se sbagli, per te si chiudono le porte di Wembley.
Alla luce di ciò, la domanda sorge spontanea: cosa sarebbe successo in Inghilterra se si fosse manifestato un caso analogo a quello di Barzagli?
Il giocatore della Juventus, dopo aver lasciato il ritiro della nazionale per problemi personali, si è fatto impunemente fotografare in una nota discoteca di Riccione. Aria distesa, sorriso a 32 denti. Certo, è possibile che il ragazzo volesse trascorrere un paio d'ore in spensieratezza (e su questo non c'è niente di male), ma è ingenuo farsi immortalare così. E Barzagli non è di primissimo pelo, doveva immaginare che quello scatto galeotto avrebbe avuto risonanza nazionale.
Insomma, il "fatto mediatico" esiste e sui social serpeggia un grande malumore tra i tifosi, specie quelli del Napoli che rispondono utilizzando la sempre efficace arma dell'ironia. Percepiscono nettamente questo senso di "impunità" che altrove non sarebbe passato inosservato. REDAZIONE - .
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