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NAPOLI - Fabián Ruiz esibisce il numero 8 dietro la maglia azzurra, ma forse un virtuoso di numerologia penserebbe che sia il 30 il vero totem del ragazzo andaluso. Dunque: 30 sono i milioni che il Napoli ha pagato per svincolarlo dal Betis Siviglia; 30 i giorni trascorsi dall’inizio della stagione al suo esordio in campo, in Champions a Belgrado; e 30 i centimetri d’altezza che a 14 anni Fabián acquisì in appena cinque mesi. Un tale terremoto ormonale che sconvolse il suo equilibrio fisico e la coordinazione, fino quasi a troncargli la carriera di calciatore.
CHE BOTTA. E allora, cronaca di uno sviluppo improvviso. Uno scossone datato 2010 che in meno di mezzo anno trasformò Fabián, all’epoca giovane canterano del Betis di un metro e 60 scarso, nel gigante di 189 centimetri che è oggi. Con notevolissimi problemi dinamici: per le qualità dimostrate sin dall’età di 9 anni, quando cioè entrò nel vivaio, lo chiamavano tutti il Messi de Los Palacios, il suo paese di nascita, ma poi la crescita repentina lo trasformò in una sorta di pivot senza grazia. I tecnici della cantera si chiedevano attoniti cosa fosse accaduto a quel talento sveltissimo dal baricentro basso e superba padronanza dell’attrezzo, e Ruiz, disperato, entrò in crisi profonda: fino quasi a pensare di mollare il calcio. Quasi, appunto: perché poi, dopo le scosse d'assestamento, Fabián cominciò a essere Fabián. Un giocatore da 30 milioni e 30 centimetri in più.
CDS
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