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Sono diventati ingombranti gli arbitri. Più che falsare il campionato ne deprimono il fascino. La cr

Redazione

Sono diventati ingombranti gli arbitri. Più che falsare il campionato ne deprimono il fascino. La credibilità. La Juve con i suoi 70 punti vola verso il sesto scudetto, ed è la più forte. Il Napoli con i suoi 58 si...

Sono diventati ingombranti gli arbitri. Più che falsare il campionato ne deprimono il fascino. La credibilità. La Juve con i suoi 70 punti vola verso il sesto scudetto, ed è la più forte. Il Napoli con i suoi 58 si lancia più fresco che mai nella volata Champions. Sono certezze queste. Ma trovano un limite nell'opacità che appanna anche l'ultima vittoria dei campioni d'Italia. Le grandi navigano tra i veleni, le ultime sono dolcemente rassegnate alla B con i milionari premi di consolazione promessi dalla Lega, nell'ampia fascia grigia le altre assistono inermi. Ma che campionato è? E' un film in bianco e nero, una storia vuota, una scena avvilente se ad occuparla sono gli arbitri.

La rielezione di Tavecchio alla presidenza registra il voto della Juve, nel 2014 fortemente ostile, e di Nicchi inamovibile capo della Aia, monocorde nel sostenere che i suoi arbitri siano i migliori del mondo. Quando la pace diventa noia. Il Napoli che batte il Crotone, finalmente senza prendere gol e con un 3-0 deve adesso schivare i dubbi di chi riconduce magari da lontano i due rigori all'acuta osservazione di Sarri: 'Se ci lamentiamo tutti, significa che non siamo pazzi'. Meglio se De Laurentiis, indeciso tra Tavecchio e Abodi e quindi con scheda bianca, presterà attenzione alla politica federale, senza lasciarne responsabilità e rischio all'allenatore. Sarri intanto si attribuisce un altro prodigio. I numeri hanno un senso. Senza Higuain, con Milik più fuori che in campo, ha solo punto meno dell'anno scorso e ripresenta il Napoli con motore compresso dopo Juve, Real Madrid e Roma, tre gare usuranti. Infila poi 5 nuovi nell'opportuno turn over. Interessante ed imprevisto l'impiego di Pavoletti: si è molto impegnato, confermandosi inferiore ai concorrenti Mertens e Milik nell'ordine, ma ricambio non superfluo.

Il Crotone fa onesto argine, il suo 4-3-3 ha tutto il decoro di un esagono a centrocampo quando si appaiano le due prime linee, facendo densità a centrocampo. L'81 per cento di possesso palla sembra un valore assoluto: non lo è, perchè fino ai due rigori segnati da Insigne e Mertens (contratti ancora da rinnovare) eccede nella ricerca del passaggio, spesso indietro, offrendo al Crotone tutto il tempo per disporsi in difesa. Diventa un'ossessione. Sublime è invece il terzo gol, per il virtuosismo di Insigne che a molti ricorda Baggio con stop e tiro in velocità, ma anche per la rapidità della corta ripartenza: dovrebbe essere un modello per il futuro.

Rapidità e precisione nella conquista dello spazio libero è uno squarcio di Napoli irresistibile. Un'azione che va cercata più spesso. Insigne e Mertens sono micidiali quando scattano in campo aperto. Nei cambi saggio è Sarri: inserisce Zielinski per Rog, che un attimo prima aveva rischiato e forse meritato il secondo giallo. Jorginho riprende quota come Koulibaly, mentre a Callejon un po' sfiorito la pausa sarebbe stata utile. Nel Crotone l'esordio in A di Giuseppe Cuomo (classe ‘98) di Vico Equense ed il secondo portiere Aniello Viscovo (‘99) di Casoria suggeriscono a De Laurentiis di inserire nella sua agenda anche la ricerca dei tanti, troppi giovani che spuntano proprio sotto casa. Repubblica.