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No Diego, no party. C'è un retroscena dai contorni fin troppo delineati, dietro alla farsa dell'altro ieri al San Paolo: di cui hanno pagato le conseguenze in eguale misura Napoli e Comune, corresponsabili di una caduta di stile che ha avuto eco anche all'estero, sui media spagnoli. Le porte in faccia sbattute a una rappresentanza dei campioni d'Italia del 1987, nel giorno del trentennale del primo scudetto, si sono trasformate infatti in una figuraccia per la città: complice il successivo scambio d'accuse tra il club e la pubblica amministrazione. Ma sotto sotto, al di là dello scaricabarile ufficiale, quella di vietare l'ingresso allo stadio a Bruscolotti e compagni è stata una decisione condivisa da De Laurentiis e de Magistris: spiazzati entrambi da un festeggiamento 'spontaneo e ufficioso', che rischiava di scombinare i piani già concordati tra gli uffici di Castel Volturno e Palazzo San Giacomo, ai massimi livelli.
Il 10 maggio — apparenze a parte — era la data più giusta solo dal punto di vista cronologico, per festeggiare i 30 anni dalla vittoria del primo scudetto. Ma il Napoli e il Comune avevano già convenuto da tempo di rimandare le celebrazioni ufficiali, in realtà: un po' per non disturbare la concentrazione della squadra, impegnata nella volata finale per la Champions League, e soprattutto per l'indisponibilità comunicata a De Laurentiis e de Magistris da Maradona: impegnato in questi giorni nella sua nuova avventura da allenatore in Bahrein. 'Adesso non posso proprio ritornare ', aveva infatti fatto sapere Diego nei giorni scorsi, dando tuttavia contemporaneamente la sua disponibilità per l'inizio di luglio. Aspettarlo è sembrato a tutti la scelta più logica, allora. Sia a Palazzo San Giacomo, dove il pibe de oro è atteso per ricevere la cittadinanza onoraria; sia ad Adl, che ha preso la palla al volo per mettere in cantiere una serata di gran gala al San Paolo.
'Organizzeremo un'amichevole in estate tra gli azzurri del 1987 e quelli di oggi', aveva annunciato immediatamente il presidente, dopo essersi confrontato anche con gli uffici del sindaco. Tutti d'accordo, insomma: si rimanda a luglio, con in pole position la data di domenica 2. La festicciola organizzata dai vecchi capi ultrà, a cui hanno aderito una dozzina di protagonisti del primo scudetto, rischiava invece scombinare i progetti ufficiali: anche se Regione e Comune hanno dato più spessore alla improvvisata dell'altro ieri, con le premiazioni degli azzurri. De Magistris non se n'è pentito. 'Ho apprezzato l'iniziativa dell'assessore Borriello, bella mattinata'. Sul fuori programma successivo il sindaco ha al contrario minimizzato. 'Niente polemiche, per entrare allo stadio non c'era bisogno di permessi: è stata una tempesta in un bicchier d'acqua'. Acqua passata, oltretutto. A Palazzo San Giacomo hanno volutamente assecondato il Napoli, preservando il San Paolo per lo show di luglio. No Diego, no party. Forse bastava spiegarlo. Repubblica.
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