A Radio Punto Nuovo, nel corso di Punto Nuovo Sport Show, è intervenuto l'ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che ha parlato dello striscione che i tifosi avrebbero voluto esporre al Maradona e di altri temi legati alla città ed al calcio.
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De Magistris: “È stato un errore non far entrare quello striscione al Maradona”
Le parole dell'ex sindaco
Napoli, parla l'ex sindaco De Magistris
Le parole di De Magistris:
"La guerra per fortuna è un evento talmente drammatico che accade raramente nella storia. Ci sarei rimasto male se nessun tifoso avesse pensato di portare uno striscione contro la guerra. Lo striscione poteva entrare e doveva entrare. Dobbiamo aumentare la mobilitazione popolare per la pace contro la guerra. Gli stadi hanno influenza positiva di uno schieramento contro la guerra, come accaduto in questo caso. Troppo rigore? Esiste una regola formale e l'impeccabilità del comportamento del funzionario e poi il buonsenso. Ho fatto il magistrato per tanti anni, questo è uno di quei casi in cui si agisce indipendentemente da quello che dice il protocollo. Stiamo vivendo uno dei momenti più drammatici della storia dopo il dopoguerra. Una guerra nel cuore dell'Europa e i tifosi non stanno andando contro lo Stato o prendendo una posizione politica. È una frase in cui possiamo riconoscerci tutti. Sono grato a quei tifosi che hanno pensato di portare in curva lo schieramento per la pace perché non si può condividere una guerra. Chi lancia missili e bombe ha sempre torto"
Sullo striscione
"È stato un errore non far entrare quello striscione allo Stadio Maradona. 'No alla guerra' è un valore universale. Dobbiamo preoccuparci solo se nessun tifoso pensa di non portare uno striscione del genere. Molte volte si fa un'interpretazione troppo rigida, formale e burocratica delle norme, ma spesso il buonsenso ha evitato di far scoppiare guerre sociali. È un atto giusto, quindi legittimo. Fossi stato un funzionario l'avrei fatto entrare. Nessun processo, c'è stato un errore. L'effervescenza che abbiamo creato nei primi anni del nostro mandato fino alla pandemia, l'energia giovanile, il riappropriarsi degli spazi, è qualcosa che ha dato fastidio perché ha dato protagonismo al popolo".
Sulla gestione della città
"Se guardiamo con attenzione le premesse dell'ordinanza sulla movida, per esempio, dove si colpevolizzano i locali perché le persone escono la sera (in un momento di pandemia si dovrebbe dire 'Menomale'), si utilizza addirittura un termine per dire che le persone non possono uscire la sera. 'Noi dobbiamo rieducare i cittadini, i giovani, riportare i buoi nella stalla'. Sono termini che se non li avessi letti o ascoltati con i miei occhi e le mie orecchie avrei detto 'Avete capito male'. Che ci sia un tentativo di revisionismo e restaurazione e di riportare il potere nei salotti e non tra la gente, mi sembra un dato politico. Non c'è dubbio, è legittimo. Ognuno ha la propria politica. Napoli è una pentola a pressione, una città in cui devi far uscire le energie. In questi anni l'effervescenza è stato un bene della città, non un male".
Su De Laurentiis e De Luca
"De Laurentiis o De Luca? Parliamo di pace, non di guerra. Mai nessuno è riuscito a intimorirmi. Aurelio ogni tanto agitava, essendo presidente del Napoli pensava magari che mettendomi contro i tifosi mi facesse arretrare. Tra i due, dovendo scegliere, andrei a cena con De Laurentiis. Con De Laurentiis devi pagare tu, lui non paga (ride, ndr). Lui è come le targhe alterne, se lo prendi nel giorno buono alla fine è anche simpatico. Con quell'altro (De Luca, ndr) solo per il ghigno che ha diventa difficile mangiare un piatto di spaghetti con le vongole".
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