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De Laurentiis: “Episodio Acerbi? Figlio di frustrazioni personali. Sul razzismo…”

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Il presidente azzurro e il difensore saranno protagonisti dell'evento contro il razzismo
Sara Ghezzi

Questa mattina al centro congressi di Jambo di Trentola Ducenta ci sarà il convegno "L'Italia è un paese razzista?". Presente anche il presidente De Laurentiis da cui si attende magari qualche maggior informazioni riguardo il tecnico. Ci sarà anche Juan Jesus sempre in prima linea per la lotta contro il razzismo e vittima quest'anno contro l'Inter di un episodio discutibile con Acerbi che non avuto nessuna ripercussione sul difensore nerazzurro. All’incontro ci saranno anche Mimma D’Amico, responsabile centro sociale ex Canapificio di Caserta, Mamadou Kouassi, cui è ispirato il film “Io Capitano” che ha vinto il David di Donatello. Modererà i lavori il professor Guido Trombetti, già Rettore della Federico II. Inoltre ci sarà l'intervento in collegamento anche Kalidou Koulibaly.

Le parole di De Laurentiis e Juan Jesus al convegno "L'Italia è un paese razzista?"

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De Laurentiis: "L'Italia non è un paese razzista, anzi è un paese dell'accoglienza. Lo abbiamo visto in questi anni con tutti gli arrivi a Lampedusa. Nel libro Green Book è raccontata la storia di un pianista di colore che nel 1962 fa un tour in America accompagnato da un italoamericano bianco. E lì ha toccato con mano il razzismo vero che quel pianista, che per quanto apprezzato per la sua musica, comunque si trovava a vivere discriminazioni assurde. Questo americano capisce quanto sia razzista il suo paese. L'Italia è un paese in cui ci sono alcuni focolai in cui c'è l'intolleranza per quello che può essere diverso come il colore della pelle, l'omosessualità, la religione che viene  strumentalizzata dai politici. In questo paese si ribatte troppo, non è il paese del fare, perché se diventasse il paese del fare diventerebbe troppo destrosa. Si dilata nel tempo soluzioni che sarebbero semplici da risolvere. L'intolleranza nasce da insoddisfazioni personali. L'episodio avvenuto tra Juan Jesus e un altro giocatore nasce da frustrazioni personali, l'accoglienza dovrebbe essere anche poter dire "Vabbè è successo passiamoci sopra". Ma non perché l'episodio è di poco conto, ma perché la superiorità esperenziale fa sì che uno debba anche accondiscendere all'accettazione di certi sgarbi che uno debba subire in nome della libertà e dell'assoluta trasparenza".


Juan Jesus: "Grazie dell'invito, per me è un onore. Io ho provato ad essere superiore. Appena è finita la partita i sono detto, vabbè lasciamo stare. Io ho avuto una carriera pulita, senza nessun episodio, a differenza lui che ha vissuto diversi momenti in cui ha fatto pensare diversamente. Però purtroppo dopo lui ha voluto smentire. Io nonostante tutto ho protetto lui, però passare da bugiardo mi è sembrato esagerato. Ora io stendo un velo pietoso, vado avanti e essere da esempio per i ragazzi e i miei figli. Ma nel 2024 non possiamo ancora affrontare ancora alcuni argomenti".

De Laurentiis: "Il problema è il sistema. Perché c'è sempre un sistema che non funziona alla base di determinati accadimenti. Quindi è lì che bisognerebbe mettere mano. Non si parla di esistenza di doppio stato? Se questa è la nostra natura snaturata, è difficile poi educare le persone. Mi preme dire che i bambini di razzismo non hanno nulla, sono in classi miste, giocano con tutti. Poi man mano che si cresce...il bullismo ad esempio è conseguenza di un razzismo all'interno comportamentale di frequentazione di altri simili anagraficamente parlando. Alla base c'è uno stato che non ha mai funzionato e non sta funzionando, un problema educazionale nelle famiglie che devono lavorare per portare un doppio stipendio a casa e non possono tutelare con la loro presenza la crescita dei loro pargoli, i quali risentono poi di quell'assenza. La scuola da sola non bastano e non è adeguata perché ha professori che non sono in grado di educare in modo moderno i nostri ragazzi e quindi i problemi sono molteplici. Criticare è facile, il problema è trovare cosa fare per non poter più criticare".

De Laurentiis: "L'unico comune denominatore per tutti deve essere il rispetto. Non posso ancora dire nulla sul tecnico. I prossimi 10 giorni saranno decisivi. Dopo aver fatto tutte le necessarie obbiettive valutazioni, dove non deve vincere il tifo, ma deve vincere l'equità del ragionamento".