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(Photo by Paolo Bruno/Getty Images)
Il pareggio per 1-1 del Napoli con l'Hellas Verona ha comportato la mancata partecipazione alla prossima Champions League. Tale epilogo, per Aurelio De Laurentiis, è un mezzo fallimento. Nonostante ciò è dal 2004 ad oggi che ha riportato il club azzurro in auge.
Gli azzurri non giocheranno dunque in Champions League per la seconda stagione consecutiva, dopo aver preso parte a cinque edizioni della massima competizione europea per club dal loro ritorno in Serie A e dunque sotto la gestione De Laurentiis.
La mancanza dei ricavi da Champions League peserà già sul bilancio 2020/21, con i conti già messi a dura prova dall’emergenza Coronavirus. Nella stagione 2019/20, la pandemia ha contribuito a un calo dei ricavi giunti a quota 274 milioni di euro (contro i 299 milioni del 2018/19).
Va comunque sottolineato come De Laurentiis abbia portato il club a consolidarsi come una delle principali realtà del calcio italiano, portandolo da un fatturato di 11 milioni di euro (nel 2005) a ricavi record per 308 milioni di euro nel 2017 (grazie anche alla maxi plusvalenza Higuain): una crescita del 2.657,2%.
Non solo. De Laurentiis nella sua gestione è riuscito far sì che il Napoli chiudesse il bilancio in utile in 10 delle 16 stagioni, con un risultato netto positivo per quasi 110 milioni di euro. Un dato significativo, con la società ha raggiunto risultati sportivi discreti (tre Coppe Italia e una Supercoppa italiana) senza mai compiere il passo più lungo della gamba.
Ma l’attenzione con cui De Laurentiis ha guidato la società ha avuto effetti positivi anche sui compensi del CdA del Napoli, che nelle ultime 16 stagioni sono stati pari a 32,5 milioni di euro. Nei primi quattro esercizi, gli amministratori non hanno ricevuto alcun compenso: dopo i 240mila euro del 2009, poi, dal 2011 sono stati 32,3 i milioni di compensi, con una media di 2 milioni l’anno considerando i 15 anni e di 3,2 milioni considerando solo dal 2011 in poi.
Complessivamente, i compensi al CdA hanno avuto nell’era De Laurentiis un peso sul fatturato (pari a 2,4 miliardi in totale dal 2005 al 2020) pari all’1,3% e un peso sul risultato netto (109,8 milioni dal 2005 al 2020) pari a circa il 30%.
Compensi che sono rimasti comunque “in casa”, perché la maggior parte gli amministratori del club è parte della famiglia di Aurelio De Laurentiis. Fino al 2014, infatti, il CdA del Napoli era formato, oltre che dal patron (che è anche amministratore delegato), da i figli Edoardo (vicepresidente) e Valentina, da sua moglie Jacqueline (vicepresidente) e da Andrea Chiavelli.
Dal 2015 è entrato nel ramo sportivo della famiglia anche il terzo figlio, Luigi, che fino a quel momento si era occupato principalmente della FilmAuro. Quest’ultima è la holding del patron dei partenopei, che controlla anche il Napoli e il cui fatturato – al 30 giugno 2019, ultimi dati disponibili – dipendeva per il 93% proprio dagli azzurri.
Proprio in quell’esercizio FilmAuro tornò in utile per oltre 30 milioni di euro, dopo il rosso di 5 milioni al 30 giugno 2018. Il valore della produzione ammontava invece a 321,2 milioni di euro. In aumento del 33% circa rispetto all’esercizio precedente, e tutto grazie all’andamento positivo del Napoli.
Nel 2018/19, inoltre per la prima volta nel bilancio consolidato di FilmAuro è entrato anche il Bari, che in quella stagione ha fatto registrare ricavi per circa 4,3 milioni di euro (4,6 milioni nel 2019/20). In calo invece le entrate dalla produzione e distribuzione di prodotti cinematografici, che avevano fatto registrare un -40% circa e che a causa dell’emergenza Coronavirus potrebbero essere ulteriormente calate nell’esercizio chiuso a giugno 2020.
La sola FilmAuro – per dare un’idea del business oltre il campo da calcio – ha invece fatto registrare nell’esercizio 2018/19 ricavi per 13,8 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 22,5 milioni del bilancio precedente: tuttavia, la sola capogruppo aveva chiuso il 2018/19 con un utile di 2 milioni di euro.
Fonte: Calcio e Finanza
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