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(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
A Radio Punto Nuovo è intervenuto Antonio De Iesu, Assessore alla sicurezza del Comune di Napoli ed ex Questore di Napoli, in merito al possibile ritorno dei tifosi allo stadio. A seguire le sue principali parole.
“Nel mio ruolo c’è tanta carica di aspettative. Io ho lavorato per tanti anni e dico sempre che bisogna sporcarsi le mani e capire il contesto ambientale in cui nascono problemi reali, come ad esempio ragazzi di 17 anni che arrivano ad uccidere. Bisogna cercare di fare bene. C’è bisogno di risorse per la Polizia Municipale ed è la prima delibera che abbiamo fatto per trovare 141 giovani con contratti a tempo indeterminato. Manfredi juventino? Nessun problema (ride, ndr). La città merita una squadra di grande livello e finalmente i tifosi ce l’hanno. Dico di sostenere la squadra con comportamenti corretti, goliardia di sempre però in modelli che non vadano oltre contenendo le derive dello zoccolo duro che applica comportamenti aggressivi. Bisogna vivere di comportamenti goliardici e contenuti. Altrimenti si farebbe un danno alla città. Gruppi organizzati allo stadio? Il tema è delicato. Io ho gestito la famosa Nocerina-Salernitana in cui il presidente della Lega Pro propose un progetto in cui i protagonisti non devono essere solo le istituzioni ma anche le società e le associazioni sane della tifoseria. Noi vorremmo le cose migliori ma il problema è che tutti devono assumersi le responsabilità. Questo è fondamentale perché spesso ai progetti non corrisponde la reale volontà di applicarli. Dalle istituzioni, alle società, tutti dovrebbero volerlo fare. Questa situazione pone in svantaggio anche le tifoserie. Allo Stadio Maradona ci sono anche problemi strutturali. Il Sindaco ha avuto la sensibilità e l’onere di prendere questa delega non facile. Lo stadio e il calcio rappresentano un momento di riflessione serio che necessitano di tempo. Bisogna sedersi attorno a un tavolo e parlarne. Ultras nel basket e non nel calcio? Spero che la vittoria nella pallacanestro venga emulata nel calcio. La disciplina nelle strutture, mantenere il proprio posto, deve essere nell’autodeterminazione di ognuno. Quando si parla di agonismo c’è la tendenza a non rispettare le regole. È un lavoro lungo che va fatto con la piena consapevolezza di tutti”.
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