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"Oggi è un giorno un po' triste per l'Italia dello sport. Ovvio che il maggior responsabile viene individuato nel ct, ma il discorso è in realtà più ampio. È chiaro che poi, quando in ballo c'è un Mondiale, pensi naturalmente a un allenatore che abbia l'esperienza giusta. Tuttavia si dovrebbe anche contare su uno staff presente in tutto il mondo, in grado di tenere sempre sotto osservazione tutti quei calciatori italiani che giocano all'estero". Così, il procuratore sportivo Andrea D'Amico, commenta a TMW Radio, nel corso della trasmissione 'Inter Line', l'esclusione della Nazionale dal prossimo mondiale in Russia.
Era quindi un disastro annunciato?
"Secondo me sì. Guardi il profilo di Ventura e non vedi vittorie o titoli. Quando affidi la Nazionale ad un allenatore, sai che non consegni solo una squadra di calcio, ma un patrimonio intero che valica gli interessi sportivi. Il calcio è la quarta o quinta azienda a livello nazionale. Come può il presidente della Federcalcio non prendersi la responsabilità? Di fronte a una sconfitta epocale tanto grande, tutto il governo del calcio diventa responsabile. Inutile adesso fare nomi di possibili successori in panchina. L'opinione pubblica non è stupida".
Da dove bisogna ripartire?
“Ci si deve chiedere se la Nazionale ha un peso oppure no. Se ce l’ha, inteso come peso anche culturale e sociale, bisogna metterla nelle condizioni di rendere al meglio, evitando di dare priorità agli interessi individuali dei club e delle leghe. Non è poi possibile che le nostre maggiori società abbiano dieci o, a volte, undici undicesimi stranieri in campo. Basterebbe anche guardare cosa succede negli altri Paesi”.
Lei ha in procura Giovinco e Criscito: a tal proposito che rapporti ha avuto con Ventura?
“Non ce ne sono stati. Criscito, in seguito alle sue ottime prestazioni, era stato prima chiamato a Torino, poi spedito in tribuna. Giovinco non ha mai ricevuto una chiamata. Ci può anche stare che non venga convocato, ma il punto è che incredibilmente nessuno è andato mai a vederlo giocare. Ventura ha chiamato i giocatori che conosceva meglio”.
Nelle scelte, sembra sia stato fatto un percorso troppo personale…
“A volte è sembrata davvero la Nazionale delle riserve. In una gara da dentro-fuori, non puoi schierare gente che nei rispettivi club non gioca con continuità. Lamentarsi dopo il fischio finale è inutile”.
L’esclusione dal Mondiale danneggia l’appeal della nostra Serie A?
“Molto. Dopo la vittoria nell’82, l’Italia tutta ha potuto godere di un abbrivio considerevole, oltre i confini del calcio. Lo stesso è successo nel 2006. Tanti di quei calciatori venduti poi all’estero, hanno generato cifre ottimizzate, anche sul piano contrattuale. Il successo è sempre foriero di guadagni”.
Siamo ancora indietro rispetto a tanti Paesi?
“In Italia c’è la politica dell’autocelebrazione. Se andassimo in America troveremmo impianti avveniristici, in grado di regalare un’esperienza totale al tifoso”.
In casa Inter cosa si aspetta dal mercato di gennaio?
“Nulla di eclatante. Spalletti ha saputo dare un’identità molto definita alla squadra. Ha trasmesso in toto il suo carisma. Quello che non è riuscito a fare Ventura in Nazionale. La preparazione mentale all’avvenimento è importantissima per raggiungere l’obiettivo”.
Fonte: Tuttomercatoweb
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