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Aurelio De Laurentiis e Mattia Grassani
Mattia Grassani, legale della SSC Napoli, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere dello Sport, soffermandosi sui possibili tagli agli stipendi dei calciatori a causa della sosta imposta dall'emergenza coronavirus.
"In materia sportiva non esiste una norma. Ma in senso giuslavoristico sì. Il codice civile disciplina il caso dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione. Quindi tanto le società, quanto i tesserati non sono più tenuti a rispettare l’obbligazione".
Dunque il club può smettere di pagare il calciatore per tutto il tempo in cui non può allenarsi? "Teoricamente sì. E posso assicurarle che diversi presidenti hanno già attivato i loro uffici legali per trovare una strada che eviti il collasso generale. Non si tratta di voler risparmiare o speculare ma di salvaguardare il rischio d’impresa".
Saranno contenti i calciatori... Che però potrebbero recuperare denaro se si giocasse oltre il 30 giugno. "Sì. Naturalmente, qualora il ritardo fosse inferiore al periodo di sosta forzata, verrebbero pagati solo per la fase di extension del calcio. Si gioca fino al 15 luglio? I tesserati prendono mezzo stipendio. O in alternativa: vengono pagati adesso regolarmente e poi giocano senza stipendio le partite di luglio".
Torniamo alla deadline del 30 giugno. I giocatori svincolati, oppure in prestito, che fanno? "Continuano a giocare per il club che li ha tesserati nella stagione 19/20. Con gli emolumenti stabiliti. Non cambia nulla. Vale anche per gli allenatori e per i direttori sportivi. Ma serve un accordo, prima".
Se non dovessero ricominciare i campionati causa virus? "Al momento possono essere formulate tante ipotesi ma un precedente in ambito sportivo non c’è. Potrebbe configurarsi un campionato di Serie A allargato, nella stagione 20/21. E’ successo qualcosa di simile, anche se per cause interne all’ordinamento sportivo, con la Serie B a 24 squadre nel 2003/04".
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