Perché non ha risolto il problema centravanti come fatto con Kvara e Di Lorenzo?
Antonio Conte s'è insediato alla guida del Napoli al termine di una stagione disastrosa. I festeggiamenti post Scudetto hanno portato in dote anche macerie. Un po' di superbia, troppa superficialità. Esattamente la situazione ideale per permettere al manager leccese di fare la differenza. Conclusa la stagione del decimo posto, Conte s'è innanzitutto trovato a fare i conti con la voglia di mezza squadra di andare via. In Germania, nel corso dell'Europeo, Giovanni Di Lorenzo irritato dalle critiche ricevute sperava di esser ceduto un giorno sì e l'altro pure. Lo stesso può dirsi di Kvaraktshelia, più che infastidito dalla decisione del Napoli di rifiutare un'offerta da 100 milioni di euro del PSG che gli avrebbe portato in dote uno stipendio da circa 8 milioni di euro netti a stagione. In entrambi i casi il lavoro di Conte per convincerli a restare è stato fondamentale. Incontro dopo incontro, telefonata dopo telefonata, il nuovo allenatore del Napoli ha convinto il capitano e il numero 77 a fare un passo indietro. Un lavoro preziosissimo, un lavoro che non è mai stato nemmeno accennato nei confronti di Victor Osimhen. In questo caso Conte ha solo preso atto della volontà del calciatore e della società di separarsi e non ha fatto nulla per cambiare lo status quo. Perché? Soprattutto perché nella mente di Conte c'era già Romelu Lukaku. Anche se oggi quella spiegazione data per motivare l'acquisto del nuovo centravanti ("numero nove che fa reparto da solo ma al contempo attacca gli spazi") parla più di Osimhen. Per l'attuale idea di calcio di Conte un giocatore come il bomber nigeriano sarebbe probabilmente perfetto. Più di Lukaku. E non è una questione di condizione fisica perché l'ex Chelsea da quando s'è calato a Castel Volturno è andato via solo per la gara del Belgio contro l'Italia. Per ben due volte ha rinunciato ai Diavoli Rossi pur di essere fisicamente inappuntabile: ci sta provando in tutti i modi a tornare quello che è stato, ma chissà se lo sarà ancora.
Anche ADL rischia di pagare un prezzo carissimo...
C'è però anche un altro risvolto della vicenda, che è quello economico. Perché oggi non è ancora facilmente stimabile quanto al Napoli sia costata questa decisione di mettere pubblicamente ai margini Victor Osimhen per puntare su Romelu Lukaku. Si sa, per il momento, che in estate Aurelio De Laurentiis ha speso 30 milioni di euro per un centravanti di 31 anni che guadagnerà sei milioni a stagione per tre anni e che quasi certamente sarà invendibile non dovesse più rientrare nei piani della società partenopea. E si sa che mettere pubblicamente Osimhen fuori rosa ha reso impossibile la sua cessione. Se fino a un anno prima ADL chiedeva 200 milioni di euro, un anno dopo il nigeriano non è stato ceduto per 100 e nemmeno per 80 milioni. Ora, dopo il prestito al Galatasaray, è stata inserita nel nuovo contratto una clausola da 75 milioni di euro che sarà valida (solo per club esteri) già da gennaio. Lo switch Osimhen-Lukaku è stato molto oneroso e il tempo dirà quanto. Ma ormai non è più solo questo perché partita dopo partita aumentano i dubbi sulla bontà dell'operazione. Sulla scelta di campo. Il paradosso è che a fine stagione al Napoli potrebbe servire un nuovo centravanti, un Lukaku più giovane (si monitora Bonny) perché Romelu potrebbe non essere più in grado di guidare una squadra che vuole tornare ai vertici. Si tratterebbe di un altro investimento molto oneroso per una società che forse la scorsa estate avrebbe solo dovuto provare, in tutti i modi, a far rientrare il caso Osimhen proprio come fatto con Di Lorenzo e Kvaratskhelia. Conte ha fatto male i suoi conti?
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