C'è una fase di assestamento. Alcuni nuovi sono arrivati da pochi giorni e bisogna fronteggiare poi tre partite con chi è partito. Stiamo lavorando sodo per trovare la giusta quadra, chi ha tempo non aspetti tempo, ogni partita vale tre punti. Stiamo cercando tutti la quadra, ma c'è anche la necessità di vedere buone prove e fare punti perché questi valgono a fine anno. Mi aspetto di dare continuità, di crescere, sotto tanti punti di vista, non fermarci a pensare cosa è stata l'ultima partita e non illuderci perché ogni santa partita per noi è un test.
Ci auguriamo possa essere una sfida che possa contare qualcosa, un valore importante per entrambe. Oggi è presto per dirlo, penso si parta su due livelli diversi: rispetto allo scorso anno ci sono 18 punti da recuperare, da parte loro e nostra c'è voglia di rivalsa. Non penso che una squadra come la Juventus si possa accontentare del terzo posto a distanza siderale dall'Inter. Noi non possiamo pensare di finire a 40 punti dall'Inter, a 18 dalla Juventus e a tanti dalle altre che ci hanno preceduto. Partiamo da due livelli differenti, ma speriamo che al ritorno magari si possa parlare avendo più certezze alla mano.
Come vivo la vigilia? La mia storia parla chiaro e parla di 13 anni da calciatore lì, sono stato anche capitano e abbiamo vinto tutto. Ho avuto la possibilità di allenare per tre anni la Juve in un periodo difficile, aprendo un ciclo poi diventato storico. Faccio parte della storia della Juventus, per ciò che ho dato, è inevitabile. Da giocatore è più semplice scegliere la propria squadra, penso a Bruscolotti che ha sposato il Napoli, a Maldini col Milan, a Baresi col Milan, Totti a Roma. Poi da allenatore è difficile quasi impossibile decidere la propria carriera. Oggi ho il piacere immenso di allenare il Napoli, io sono del sud e rappresenta un motivo di orgoglio. La storia non si cancella, ci sarà emozione per me nel tornare in quello stadio che ho inaugurato da allenatore, come in futuro sarà bello riaffrontare il Napoli da avversario, ma mi auguro tra un bel po' di tempo.
Dobbiamo indossare un bell'abito, abbiamo il piacere e la voglia con i ragazzi di offrire un bello spettacolo. Inevitabile che durante la partita devi essere pronto a sporcarti l'abito, sapendo che ne hai uno bello addosso. Non si può indossare un solo abito e pensare di essere vincenti, noi stiamo iniziando a capirlo. Lo scorso anno si pensava molto ad attaccare e c'era disequilibrio, o comunque non c'era voglia feroce di ricompattarsi per difendere. Se vogliamo essere competitivi dobbiamo migliorare su questo aspetto.
Aspetto fisico?Qualcosa è cambiato rispetto all'anno scorso, c'erano 12-14 giocatori in uscita, 7 in entrata. È cambiata la scelta di alcune caratteristiche. L'aspetto fisico è importante nel calcio di oggi. Il calciatore top deve essere forte, veloce e resistente, la qualità non la consideri perché deve esserci. Ci sono stati cambiamenti, ci sono elementi nuovi che stiamo inserendo su quella base di 10-12 giocatori che abbiamo scelto con il club di confermare.
Juventus? Thiago Motta raccoglie una eredità pesante, di un allenatore come Allegri che ha scritto pagine di storia. Allenare la Juventus non è mai banale, ti chiedono sempre di vincere come Milan e Inter. Thiago Motta è stato un mio calciatore in Nazionale all'Europeo, mi fa sorridere e rattristare perché significa che sto diventando vecchio se in panchina c'è un mio ex calciatore. A Bologna ha fatto benissimo, gli auguro il meglio umanamente ma non nelle partite in cui siamo avversari.
Senza coppe un vantaggio? Sulle coppe sapete che io dico sempre la verità: c'è un vantaggio e uno svantaggio. Per me che sono al primo anno mi dà modo di lavorare di più, altrimenti con 3 partite il lavoro è ridotto, quando arrivi in un nuovo club hai bisogno di tempo per lavorare sulle tue idee e dopo tanti giocatori arrivati all'ultimo. Non nego che c'è l'aspetto positivo di lavorare, lo svantaggio è che senza coppe fai una rosa che non è competitiva come quelle per l'europea. Anziché 25-26 elementi ne hai 17-18.
McTominay, Gilmour e Neres? Più tempo passa, più entrano dentro la nostra idea di calcio. Aver lavorato durante la sosta con David e questi dieci giorni con Billy e Scott è stato positivo, hanno iniziato a capire un po' l'idea di calcio che vogliamo fare. Hanno iniziato ad adattarsi alla tipologia di lavoro a livello fisico e metabolico. Sono contento perché ho ragazzi che sono ricettivi, apprendono, sono ragazzi che ci possono dare un buon apporto.
Troppe palle gol concesse a Parma e Cagliari? Tutti vorremmo fare la partita perfetta, fare quattro gol e non far tirare gli avversari, mi auguro di arrivare a questo dominio, ma è difficile. Il campionato italiano è molto tattico, tutti studiano gli avversari, ci sta lasciare agli altri il compito di attaccare, fa parte del gioco. Io metterei la firma per subire però un solo gol nelle ultime tre partite come è successo.
Kvara non tutelato?Odio il gioco violento, anche da calciatore non mi sono mai permesso di fare un'entrata per far male, non è da uomo. Mai mi sono permesso di dire ad un mio calciatore 'dagli subito un calcio che così lo spaventi', e prima era più rustica la situazione. Forse è quello che è capitato a Cagliari dopo 30 secondi con un fallo intimidatorio, lì gli arbitri non devono aver paura di dare il giallo. Può accadere dopo un secondo o al 95esimo, è un fallo intenzionale dove metti a rischio l'incolumità del giocatore. Non penso volesse fargli male, non lo voglio neanche pensare, ma il giallo c'era e bisogna in quei casi sanzionare anche per difendere chi ha talenti ed il gioco.
Aneddoto su Schillaci? Ci sono ricordi che cerchi di custodire gelosamente. Appena arrivai a Torino da Lecce, fu inevitabile legare con lui, si rese molto disponibile. Erano tutti dei campioni e davo del voi ai compagni di squadra per rispetto. Io lo vedevo come un idolo, per quanto fosse molto umile.
Lo spirito di gruppo ha esaltato i nuovi e consolidato chi già c'era? Io vi dissi che ho trovato un gruppo perbene, quindi è molto più semplice cercare di insistere su alcuni tasti e lo spirito di gruppo si costruisce nel percorso, soprattutto nelle cadute e c'è da tirare fuori lì le cose negative ed affrontarle, come accaduto a Verona con onestà. Meglio una brutta verità che una bella bugia, nel rapporto viene a galla: in futuro quando ci si rincontrerà bisognerà guardarsi negli occhi. La brutta verità aiuta a costruire qualcosa".
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