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(Photo by Stefano Guidi/Getty Images)
Marco Bucciantini, giornalista. è intervenuto ai microfoni di Radio Marte per parlare di Napoli-Fiorentina (Coppa Italia) e delle altre vicende di casa azzurra, tra cui l'addio di Insigne e il rientro in campo di Victor Osimhen.
Sulla Fiorentina
"Torreira, Castrovilli e Bonaventura insieme non possono giocare. Il Toro è una squadra fatta come la Fiorentina, che però ha sbagliato la partita. I granata avevano un'altra reattività. Poi ora si è formato un difensore che, dopo Koulibaly e insieme a Tomori, è diventato il migliore della Serie A come Bremer. A Napoli fece impazzire Osimhen".
Su Napoli-Fiorentina
"Partita difficile, la Fiorentina generalmente non ne sbaglia 2 di fila. Un'eliminazione diretta è un battesimo. Bisogna considerare il livello dei giocatori Primavera. In questo momento però è difficile fare il salto, specialmente tutto insieme. Poi la partita è secca. Ovviamente può essere l'obiettivo più piccolo, però se i giocatori della Primavera hanno un valore non li battezzerei così. I giovani della Primavera andrebbero avvicinati in altra maniera. Non vorrei che la Coppa Italia diventasse più importante della Champions League ma sono anche meno partite, non le sottovaluterei".
Sul Napoli orfano di Osimhen
"Un certo modo di attaccare diventa anche un modo più sereno di difendere. Senza Osimhen il Napoli deve fare più cose in campo e finisce per spremersi di più e tirare meno. Magari il possesso del campo migliora ma l'occasione è meno limpida. Spesso il passaggio su Osimhen diventava occasione da gol a campo aperto. L'assenza di Osimhen ha diminuito la lucidità dell'occasione da gol ma ti fa spremere di più. La sconfitta contro l'Inter ha dato una notizia vera: si era fatto male lui, quella era la notizia principale. Se non altro il Napoli, lasciando lì punti velenosi contro Empoli e Spezia, non si è compromesso. Il ritorno di Osimhen sarà l'altra notizia del campionato".
Sull'addio di Insigne
"Vicenda difficile. Una scelta professionale l'avrei potuta discutere, questa è una scelta di vita e di soldi: posso essere deluso perché non ce lo vedo in quel calcio. In quel campionato non c'è nessuno vagamente vicino a Insigne. Sarei stato più deluso e critico se fosse stato un abbandono professionale. Insigne ha valutato tante cose, soprattutto che era difficile andare avanti con il Napoli. Non è stata una trattativa a braccia aperte. Magari c'è anche una forma di rispetto nell'andare in Canada piuttosto che andare in un altro grande club. L'ultimo atto di affetto verso questo popolo".
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