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(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
Valerio Bertotto, ex calciatore dell’Udinese di Luciano Spalletti, è intervenuto ai microfoni de “Il Sogno Nel Cuore”, trasmissione in onda su 1 Station Radio, per parlare dell’approdo del tecnico toscano sulla panchina del Napoli, e del possibile ruolo di Insigne. Ormai si attende solo il tweet di De Laurentiis. Di seguito le sue parole.
“Ho giocato 13 anni all’Udinese, dove ho passato dei momenti bellissimi della mia carriera. Con mister Spalletti siamo riusciti a conquistare la prima qualificazione in Champions League, oltre a due in Coppa Uefa, ed è stato il momento più alto della mia carriera. È assolutamente all’altezza di allenare il Napoli, stiamo parlando di un grandissimo allenatore, una persona molto schietta e diretta. Poi non dimentichiamo che è bravissimo sotto il profilo tecnico-tattico e nella gestione della rosa. Sicuramente ha un carattere forte, ma allo stesso tempo è un grande professionista ed un grande competente della materia. Sarà un valore aggiunto importante per gli azzurri. Ad Udine ci ha fatto cambiare vari moduli, è un tecnico duttile bravo ad adattarsi ai calciatori che ha a disposizione, ma la stessa duttilità la pretende anche dagli stessi atleti. È uno che ti chiede spesso di cambiare assetto a gara in corso.
Insigne come Di Natale? Antonio era un ragazzo talentuoso che veniva dall’Empoli, mentre Lorenzo è un calciatore già affermato, con un grandissimo talento: Luciano esalterà le qualità del capitano. Si dice che le squadre di Spalletti siano poco attente alla fase difensiva, ma non è assolutamente così. Non si arriva ai livelli del mister se non si lavora a 360°. Lui è maniacale sul lavoro difensivo, non so perché giri questa voce sbagliata. Ovviamente andrà supportato dalla società e bisognerà dargli un po' di tempo per incidere concretamente sulla squadra.
Pirlo? Si è calato nella realtà calcistica italiana per eccellenza, la Juventus, da neofita. Si sono verificati tutti i contro del caso. È vero che non ha vinto lo Scudetto, ma ha portato a casa due coppe e si è piazzato in Champions League. Probabilmente meritava una riconferma e bisognava dargli più fiducia. Ma ormai il calcio è un’azienda dove non esiste il cuore, bensì solo la cassa”.
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