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BENEVENTO - C'era un angelo a guidare il Benevento alla prima storica promozione in Serie A. Perchè ieri sera allo Stadio Vigorito Carmelo Imbriani era presente nel cuore dei tifosi, che non hanno mai smesso di ricordarlo a quattro anni dalla prematura scomparsa, e aveva un posto speciale in Curva Sud, dove continua a sventolare la grande bandiera con la sua immagine. Imbriani il sogno di vedere la squadra della sua città nel calcio dei grandi lo aveva vissuto prima da calciatore, indossando la fascia di capitano negli ultimi anni di carriera, poi da allenatore. Lui che conosceva bene la Serie A perchè c'era stato indossando la maglia del Napoli.
Ma il 15 febbraio del 2013, a 37 anni, Imbriani fu costretto ad arrendersi alla fine della partita più lunga e difficile, quella contro il linfoma di Hodgkin. Un male subdolo, scoperto per caso durante un ritiro estivo al quale Carmelo cercò di ribellarsi con coraggio. 'All'inizio si pensava avessi una broncopolmonite, invece ho un tumore. Linfomi in più punti del corpo, uno maligno all'adduttore', disse in una delle ultime interviste. La sua storia commosse il nostro calcio e finì per unire le curve d'Italia. Imbriani quella sfida non la giocò da solo: tutti i giorni, da ogni parte del mondo, riceveva messaggi di sostegno da amici, ex compagni di squadra e grandi campioni del calcio, sia in privato sia sui social network. E quell'hashtag "#ImbrianiNonMollare" diventò un grido di battaglia impresso su magliette e striscioni. Come quello esposto ogni weekend dalla Curva B del San Paolo, lo stadio dove Imbriani scrisse alcune tra le pagine più belle della propria storia di calciatore. Qui un giovanissimo Carmelo, talento del vivaio del Napoli, segnò un indimenticabile gol all'Inter: era il 24 settembre 1995. Corriere dello Sport.
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