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'Questo ministro che chiude i porti ai migranti e lascia aperte le curve ai razzisti si commenta da solo. D'altra parte, di cosa ci meravigliamo? E' lo stesso che cantava 'Vesuvio, lavali col fuoco''. Fra meno di un mese tornerà sul palcoscenico del Festival di Sanremo, dove insieme a Livio Cori canterà il brano 'Un'altra luce'. Ma anche in questi giorni scanditi dal ritmo incessante delle prove, Nino D'Angelo non perde di vista la cronaca e i fatti esplosi dopo Inter-Napoli. 'Sono antirazzista da quando sono nato', sottolinea il cantante che è anche direttore artistico del teatro Trianon.
Quanto le hanno fatto male quegli ululati contro Koulibaly, D'Angelo?
'Tantissimo. E non solo perchè parliamo di un ragazzo d'oro e di un grandissimo calciatore. So come ci si sente, io stesso sono stato vittima del razzismo'.
Quando?
'Negli anni ‘80, in tante parti del Nord, trattavano noi meridionali come oggi vengono etichettati i migranti. Ed è assurdo che negli stadi si debbano ascoltare anche certi cori contro una città, contro un popolo. Le parole sono importanti, vanno usate con cautela'.
Hanno ragione allora il Napoli e il suo allenatore Carlo Ancelotti a sposare la linea dura?
'Secondo me fanno benissimo. Bisogna pur lanciare qualche segnale concreto. Serve una lezione di senso civico, senza girarci intorno. I napoletani vengono insultati pure quando la squadra non gioca, non è accettabile. E allo stesso modo, voglio ribadire che non si può morire per una partita di calcio. L'ho detto quando fu ucciso Ciro Esposito, sono costretto a ripeterlo adesso dopo la morte del tifoso interista Daniele Belardinelli'.
Il ministro dell'Interno Salvini invece è contrario sia alla sospensione delle partite sia alla chiusura di settori dello stadio in caso di cori discriminatori o razzisti.
'Evidentemente è più facile mostrare severità contro 49 persone, fra le quali donne e bambini, che si trovano in mezzo al mare. Ma non mi stupisco, sono anni che Salvini delegittima il Sud. Basta fare un giro in internet, ci sono i filmati che lo riprendono mentre intonava quei cori'.
Sono passati anni, ora è ministro dell'Interno e si è anche scusato per quell'episodio.
'Sì, ha cambiato tante posizioni, adesso è tutto tarallucci e vino. Però mi viene da pensare che il suo pensiero sia sempre lo stesso. Non dimentichiamo che il suo partito nasce politicamente con l'obiettivo di dividere l'Italia. Non si chiama più Lega Nord, bensì solo Lega. Eppure la sua natura resta quella'.
Al calcio lei ha dedicato un film, 'Il ragazzo della Curva B'. Segue ancora questo sport?
'Il 'ragazzo della Curva B' era un capo ultrà, ma non avrebbe mai fatto cose del genere. E' cambiato tutto, gli interessi economici sono enormi. Di questo passo il calcio finirà. Non si va più tranquilli allo stadio, invece i nostri figli, come quelli di Salvini, hanno tutto il diritto di andare a vedere una partita senza doversi preoccupare di nulla e senza dover ascoltare ululati'.
Se in una delle prossime gare il Napoli dovesse lasciare il campo in caso di cori razzisti, lei sarebbe d'accordo?
'Per quanto mi riguarda sì. Qui ormai non si gioca più a pallone, ma con il fuoco. Il razzismo è una cosa seria. Stiamo parlando della vita delle persone. Ha detto bene Ancelotti: se ci fanno gol, pazienza. La vita umana vale più di tre punti in classifica'. Repubblica.
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