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Andre Cruz: “Ho il cuore a metà, tiferò per Napoli e Milan. Ormai ci sono pochi sudamericani perché…”

Andre Cruz: “Ho il cuore a metà, tiferò per Napoli e Milan. Ormai ci sono pochi sudamericani perché…”

Andre Cruz, ex calciatore di Napoli e Milan ha parlato alla Gazzetta dello Sport della sfida delle sue due ex squadre. Di seguito le sue dichiarazioni. Milan-Napoli: parla il doppio ex Andre Cruz Cruz, domenica sera c’è Milan-Napoli....

Giovanni Montuori

Andre Cruz, ex calciatore di Napoli e Milan ha parlato alla Gazzetta dello Sport della sfida delle sue due ex squadre. Di seguito le sue dichiarazioni.

Milan-Napoli: parla il doppio ex Andre Cruz

 André Cruz

Cruz, domenica sera c'è Milan-Napoli. Togliamo subito di mezzo la domanda più ovvia: per chi tiferà?

"Ho il cuore diviso a metà, ma 'tiferò per tutte e due' non è una risposta. Stavolta allora spero che vinca il Napoli, il Milan ha già trionfato tante volte in passato...".

Si aspettava un Milan così in alto in classifica, a questo punto del campionato?

"Sì, perché un club così grande non può restare indietro a lungo. La conferma di Maldini nella dirigenza ha dato continuità al progetto di rilancio".

In rossonero per lei furono luci e ombre, tra il '97 e il '99.

"Sì, m'infortunai e non riuscii a dare il meglio, poi arrivò Zaccheroni in panchina al posto di Capello e alla fine decisi di proseguire la carriera altrove. A Napoli, invece, avevo dimostrato in pieno il mio valore, a metà degli anni Novanta ero considerato uno tra i migliori difensori in circolazione".

Col fiore all'occhiello dei calci di punizione. Oggi è un'arte poco praticata.

"Ha ragione Mihajlovic quando dice che i giocatori non hanno più voglia di esercitarsi nelle punizioni. Basterebbero 10-15 calci piazzati al termine di ogni allenamento, tutti i giorni, senza saltarne uno. Scommettete che le percentuali dei tiratori migliorerebbero?

C'è ancora spazio per la tecnica nel calcio di oggi?

"Sì, ma rischia di essere schiacciata dalla componente atletica. Oggi il gioco è fin troppo fisico".

È per questo che i brasiliani vanno meno di moda in Serie A? Milan e Napoli non ne hanno nemmeno uno in rosa, l'unico sudamericano è il portiere colombiano Ospina.

"Le spiegazioni sono diverse. Il primo fattore è l'adattamento non sempre facile: i brasiliani spesso necessitano di un po' di tempo per ambientarsi. L'altro è legato alle difficoltà nelle trattative".

Cioè?

"Spesso i club italiani si trovano ad avere a che fare con una serie di intermediari, prima di mettere le mani su un giocatore. E i costi aumentano, così magari vanno a cercare la stessa tipologia di calciatore in Argentina, o altrove".

Se la sente di consigliare qualche talento, lei che è stato anche procuratore dopo l'addio al calcio giocato?

"Mi piaceva Everton "Cebolinha", ma se l'è già accaparrato il Benfica e non è più un ragazzino. Due nomi più giovani, allora. Il Palmeiras ha un bel centrocampista centrale mancino, Patrick de Paula, 21 anni. E poi c'è Kaio Jorge, classe 2002, attaccante del Brasile Under 20... il Santos ha trovato un altro gioiello".