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Allan giganteggia negli spogliatoi e in campo. Martella, scalpita, copre e alla fine ha ragione. Nella sua voglia di urlare contro le entrate di Andrew Robertson su Giovanni Di Lorenzo e di farsi anche ammonire a un passo dal rientro negli spogliatoi, al novantaquattresimo, per portarsi una cicatrice a casa, per tenersi un ricordo di una partita di tenuta. Il brasiliano ha regalato emozioni.
E' l'emblema di questa resistenza ad Anfield, Allan. Il brasiliano divenuto napoletano, masaniellizzato dall'ambiente, quello che ha portato Piazza Mercato prima negli spogliatoi a Napoli e poi sul campo del Liverpool. Dopo una traversata di pareggi e cattivo gioco. Poi, come riportato dall'edizione odierna de Il Mattino, tutta la maligna ruggine ristagnante in teste e corpi si è sciolta, su un campo vero: in una partita che richiedeva uno sforzo enorme bisognava unire pensieri e gambe in una squadra che li aveva perduti e una partita di riscatto.
Il corpo di Allan è diventato l'emblema della protezione: la vocazione al sacrificio e la capacità di incassare a ripetizione i tentativi del Liverpool. Provando a disinnescarli con una eccezionale esposizione fisica e mentale, viste le partite e i problemi avuti prima di arrivare ad Anfield. Il brasiliano ha sgomitato e si è battuto, riuscendo a lacerare la manovra avversaria, divenendo una piccola frenetica difesa della speranza.
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