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Basta ignorare (o fingere di non vedere) che i club di Serie A sono dei focolai

Redazione

Il calcio è uno sport di contatto: inevitabile il contagio

Non c'è squadra di Serie A che non conti calciatori attualmente positivi al Covid. Non c'è niente da fare, è un'autentica "mattanza" (se leggiamo i numeri del nostro calcio) e bisogna prendere subito le misure per evitare che la situazione precipiti del tutto. Certo, è vero che con l'ausilio dei vaccini la patologia oggi sembra molto meno aggressiva rispetto a quella che ha falcidiato milioni di persone nel 2020. Dice bene Sarri: "Ci spieghino l'attuale pericolosità del Covid", un ragionamento che non fa una piega.

Basta ignorare (o fingere di non vedere) che i club di Serie A sono dei focolai

In ogni caso questo virus resta un problema che sembra insormontabile (e non solo per il mondo del calcio, com'è ovvio che sia).  Alla luce delle ultime cronache - stando almeno al dato dei contagi - la situazione è destinata a peggiorare. E dunque qual è il senso di rimpastare le rose per arruolare all'occorrenza persino i primavera? Qual è la decenza di questo comportamento? Il tutto nel solo nome del "dio profitto" (sfruttando il fatto che il tifoso comunque seguirà la propria squadra del cuore a prescindere da chi scenderà in campo). Bisogna fermarsi quel tanto che basta - anche due o tre settimane - per "calmierare" i focolai che si sono inevitabilmente creati nei club di Serie A. Inutile ignorare la realtà: il calcio è uno sport di contatto ed è naturale che i giocatori condividendo campo e spogliatoi sono tutti soggetti al facile contagio.

Luca Cerchione