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serie a
Paolo Maldini, direttore dell'area tecnica del Milan positivo al coronavirus, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Di seguito le sue dichiarazioni.
Sulle sue condizioni:"Sto abbastanza bene, ho ancora tosse e ho perso gusto e olfatto. Ma non è una normale influenza. Conosco il mio corpo, un atleta conosce se stesso. È un virus nuovo, il fisico combatte contro un nemico che non conosce. I dolori sono particolarmente forti. Che sintomi ho avuto? Dolori alle articolazioni e ai muscoli. Febbre mai oltre il 38 e mezzo. Mi sono curato solo con la tachipirina. Non ho preso antivirali perché non ho mai avuto difficoltà respiratorie. Mia moglie ha avuto un’influenza molto lunga, è stata tre settimane a letto. Prima ancora il nostro primogenito, Christian, che vive con noi, ha avuto una brutta influenza. Il tampone? Sono venuti i medici della Asl, con guanti e mascherine. Era martedì scorso. Dopo due giorni è arrivato il verdetto: positivo".
Sullo stop al calcio: "Doveva fermarsi prima. Già giocare a porte chiuse è una violenza, per i tifosi e per i calciatori. Giocare a porte aperte Liverpool-Atletico, con 4mila tifosi madrileni sugli spalti, quando già si sapeva che Madrid era un focolaio, è stata una follia. Però un finale di campionato ci deve essere e ci sarà. Quando non possiamo dirlo ora. Nel calcio è impossibile non soltanto giocare, ma pure allenarsi senza contatto. Non ci si rimette in due giorni da questo virus. Tutti i calciatori devono avere il tempo di riprendersi e allenarsi".
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