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Lippi: “Napoli, ma quali rimpianti! Ha ragione Spalletti, sono in Champions!”

Giovanni Montuori

Le parole del noto allenatore

Marcello Lippi, ex ct della Nazionale e allenatore di vari club, ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport della Serie A che sta volgendo al termine soffermandosi anche sul Napoli di Spalletti.

Lippi difende Spalletti

L'intervista a Lippi:

Un campionato bello o modesto?

“Scherza? Avvincente come non succedeva da anni. E non è ancora finito. In tutta l’Europa che conta hanno già i campioni, Italia e Inghilterra no. Ho visto squadre di metà classifica giocare un buon calcio, allenatori coraggiosi, novità tattiche”.

Chi vince?

“Negli ultimi due mesi ero sicuro che l’Inter ce l’avrebbe fatta. Mi sembrava la favorita, la più determinata, cattiva, organizzata, con quattro attaccanti che non ha nessuno. E una partita da recuperare. Bologna ha cambiato tutto. Il vantaggio ora è del Milan. Due punti e lo scontro diretto a favore. Dico Milan”.

Non è che con l’impostazione dal basso…

“Si sta esagerando. Si mette in difficoltà in portiere e non è neppure utile per una ripartenza veloce, con questi passaggetti... Il mio portiere indirizza subito l’azione d’attacco. Se serve il lancio lungo, lo faccia”.

Bravo Pioli?

“Bravissimo. Mi piace. Uno di quegli allenatori che bada al sodo, ha un’ottima organizzazione, fa gruppo, trasmette serenità. Un po’ mi somiglia”.

Bello il Milan, brava l’Inter, ma in Europa...

“Solo questione di qualità. Non sono il pressing e il possesso la causa, ma il fatto che non abbiamo grandissimi giocatori. Liverpool, City, Bayern e Real Madrid sono tutte più forti e arrivano in fondo”.

Il Villarreal non è più forte delle italiane.

“Però ha fatto bei danni con Juve e Bayern. I nostri club condividono i problemi della Nazionale, spettacolare campione d’Europa, poi fuori dal Mondiale. Il vero problema di Mancini è quel 30 per cento di italiani che può selezionare, io ne avevo il 70: come può scegliere? Abbiamo qualche buon giocatore tra i giovani, Tonali e Barella, a giugno Mancini deve dare nuove motivazioni”.

Si parla di Raspadori.

“Può essere il dopo Dybala. Ha qualità, è furbo, svelto, entra in area, ma non deve sentire il peso della maglia. Un giovane che voglia emergere deve farsi trovare pronto, sennò rinunci”.

La Juve può avere rimpianti?

“Non può e non deve. Una stagione così ci può stare. Si sta riorganizzando per tornare, ha comprato Vlahovic e altri arriveranno. Allegri è una garanzia, un allenatore estremamente concreto e soprattutto bravissimo a gestire i grandi giocatori: ma, appunto, credo abbia bisogno di qualche grande in più”.

A proposito di rimpianti: il Napoli?

“Vista la classifica? Come si fa a non essere d’accordo con Spalletti quando dice che le critiche sono ingiuste? Forse poteva fare di più, ma è stato in testa e ha conquistato la Champions”.

Le cose più belle della stagione?

“Il Verona di Tudor, organizzatissimo, con motivazioni forti. Un po’ mi ha sorpreso, non era come Conte o Deschamps, ma un lavoratore serio e taciturno, ora è proprio bravo. Il Sassuolo di Dionisi che ha fatto cose notevoli con le grandi. Italiano. E Juric che mi piace perché incarna il mio allenatore ideale: quello che entra nella testa dei giocatori, li convince a dare il massimo, fa in modo che i grandi si mettano al servizio della squadra. Non è che la tattica non conti, ma l’aspetto psicologico è più importante. E in questo c’è un maestro: Ancelotti. Ma posso fare i complimenti a uno meno famoso?”.

Chi?

“Davide Nicola. Ogni volta prende una squadra che sembra morta e la porta a credere, la organizza, la martella e spesso la salva. Sono imprese eccezionali. Lo aspetto dalla prima giornata, se lo merita”.

I grandi oggi?

“Tra gli italiani anche Conte, lo vogliono tutti, e Allegri e Mancini. In Europa Tuchel, Guardiola e Klopp. Guardiola è cambiato, ha lasciato il gioco spagnolo per profondità e smarcamenti verticali. Tuchel ha riempito me e Sacchi di domande, voleva imparare”.

I suoi oscar del campionato?

“Tudor tra i tecnici. E Tonali tra i giocatori. Un po’ Pirlo, un po’ Gattuso, ma forse più De Rossi”.

Cosa c’è nel futuro del calcio?

“Non il tempo effettivo né i cinque cambi che favoriscono le forti ma stravolgono squadre e partite. Sì alla Var, ma vadano più al video: ho visto a occhio nudo cose che non potevano sfuggire al video e invece... Mi piace un fuorigioco con la “luce”, perché quando i giocatori si sovrappongono c’è troppo spazio per le interpretazioni. E basta con le scene di chi non s’è fatto niente e cade come morto”.