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serie a
"Reddite quae sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo" - questa la celebre frase riportata dai Vangeli e pronunciata da Cristo: mai frase fu più calzante per Napoli-Sampdoria.
Il Napoli vince in rimonta per 2-1 sulla Sampdoria e vince, nel concreto, con due cambi: Lozano e Petagna. I tre punti guadagnati (e sofferti) dai partenopei però hanno una firma ben evidente: Gennaro Gattuso.
Il tecnico infatti parte con un 4-2-3-1, dove Zielinski agisce da trequartista (non puro) e Mertens da centravanti. Ranieri però fa bene i compiti a casa e crea un antidoto perfetto anti-Napoli: due linee da quattro strettissime che non permettono ai partenopei di penetrare all'interno e trovare così quei fraseggi in cui giocatori di qualità come Insigne, Mertens, Zielinski trovano pane per i loro denti.
Gli azzurri, al contrario, girano a vuoto. Il giro di palla è lento ed inefficace. Sono costretti ad allargarsi e ad andare sugli esterni ma con un Ghoulam non ai suoi livelli, un Di Lorenzo ancora una volta sottotono, un Politano poco ispirato ed un Mertens che conta 169cm risulta un autentico suicidio. Alla Samp infatti basta soltanto una ripartenza per trovare la rete del vantaggio grazie ad uno splendido esterno a giro di Verre e una fucilata di Jankto (nell'occasione male Di Lorenzo e Meret).
Nell'intervallo Gattuso ragiona e capisce lì dove ha fallito: fuori Fabian e Politano, dentro Lozano e Petagna. Servono gli spunti e la velocità del messicano, così come servono i 190cm dell'ex Spal. Nel primo gol il Chucky dimostra rapacità e cattiveria: si infila tra Colley e Augello e batte Audero. Nel secondo invece mostra le sue doti più proprie: velocità e dribbling. Salta secco Augello e disegna un cross perfetto sulla testa di Andrea che fa il 2-1. In soli 15 minuti (53' e 68') il Napoli ribalta la partita: game, set, match.
E se in Napoli-Milan furono evidenti gli errori di formazioni, sono altrettanto evidenti le partite in cui il mister ha dimostrato una grande capacità di lettura del match a gara in corso. Per la terza volta infatti (la prima in Parma-Napoli con l'ingresso di Osimhen, la seconda in Benevento-Napoli con Politano e Petagna) Gennaro Gattuso ribalta il risultato con le sostituzioni.
Ancora una volta la mano dell'allenatore risulta visibile e decisiva: è arrivata l'ora che si dia a Cesare quel che è di Cesare e a Gattuso quel che è di Gattuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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