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Buffon: “Guarito dalla depressione grazie all’arte. Scommesse? Attacco vergognoso”

Giovanni Montuori

Il portiere si racconta alla Gazzetta dello Sport

Gigi Buffon, portiere del Parma, ha parlato alla Gazzetta dello Sport raccontando vari aneddoti della sua carriera sportiva e non.

Buffon si racconta

L'intervista di Buffon:

Il ricordo forse più importante: la Juve. È in crisi o rinasce?

"Ha passato un momento di disorientamento, ora sembra sulla strada giusta. Vlahovic è l’acquisto più bello, grande, sorprendente: con Haaland e Mbappé, è il miglior giovane al mondo. Ha qualcosa di diverso, la presenza scenica dei grandi 9. E poi è un’evoluzione: ai miei tempi, non esistevano i giocatori di 1.90 con quel dinamismo".

Allegri con lui deve arrivare in Champions. Come appare Max da quaggiù?

"Nell’ultimo mese e mezzo ha drizzato le antenne: ha capito che bisogna stare sul pezzo".

Non difende troppo?

"Nel calcio ci sono i luoghi comuni: una squadra equilibrata viene chiamata difensiva. Invece Max ha fatto bene a ricercare la compattezza".

Domanda obbligatoria: Dybala. Mettendosi nei panni suoi e della Juve, che fare?

"Se Paulo decidesse di rimanere, farebbe una gran cosa. Io lo farei anche rinunciando a qualcosa economicamente, ma solo se mi sentissi apprezzato. Se fossi la Juve... mi stuzzicherebbe la suggestione Dybala-Vlahovic".

Altro ricordo da evocare è la Nazionale. Il Qatar è un sogno?

"No. Ho sempre parlato del Mondiale per proteggermi da chi si chiedeva “ma Buffon, perché continua?”. In realtà continuo perché faccio ancora cose che altri non fanno, ma le dinamiche mi fanno pensare che il Qatar sia impossibile. È giusto così, vanno rispettati i pensieri e le scelte di un uomo intelligente come Mancini".

Vi siete sentiti?

"Solo tre anni fa, ma è corretto scelga come ritiene più adatto, anche per proteggere il gruppo. E poi i portieri sono forti".

Ma Buffon non sarebbe utile in spogliatoio?

"Non sono riflessioni che posso fare io. Certo, Chiellini-Bonucci hanno enorme esperienza...".

Balotelli, Joao Pedro, Fagioli. Convocazioni giuste?

"Il discorso su Mario può diventare pruriginoso. Diciamo che bisogna avere fiducia in Mancini. E poi chiamare Balotelli ha una logica. Non so se sia giusto o sbagliato, ma ha una logica. Su Joao Pedro, molto per me dipende da quanto uno sia integrato. Camoranesi, ad esempio, era uno di noi al 100%. Quanto a Fagioli sì, ha qualcosa di speciale. Come Verratti, Donnarumma... e non mi vengono altri nomi. Anzi, il tiro di Scamacca è speciale: non ne vedevo uno così da Balotelli".

L’inverno, la stagione dei pensieri duri, comincia da Ilicic. Da uomo che ha sperimentato la depressione, che consigli dare?

"Per risalire, devi aggrapparti a qualcosa che hai dentro. Io mi sono imposto di trovare il modo di uscirne. Ce l’ho fatta dopo 7 mesi senza prendere una medicina, anche se tutti me ne propinavano. Ho trovato la forza avvicinandomi all’arte, prendendo emozioni dai quadri".

La scritta “Boia chi molla” sulla maglia, le scommesse, gli investimenti sbagliati. Quale l’errore più grande in 44 anni?

"'Boia chi molla' è stato un errore, con la consapevolezza di oggi. Io però ne ignoravo il significato, come per il numero 88. Quando si fanno investimenti, invece, ci sta che qualcuno possa andar male, e nel mio caso si è ammalata la persona che gestiva un’azienda. In Italia poi ci si sofferma sugli errori, per felicità da disgrazia altrui, ma io ho pagato tutto con la mia faccia: morirò con la felicità di essermi speso e aver vissuto. Ah, le scommesse sono l’attacco più vergognoso".

In che senso?

"Mi dà fastidio sia stata messa in dubbio la mia correttezza sportiva. Se ho scommesso – e mai sulle partite – è stato perché chi vive la nostra vita deve trovare una trasgressione. Io non vado in discoteca, non ho mai fatto uso di droghe, ho sempre avuto solo una donna. Scommettevo, ma quelli sono fatti miei. E da lì a vendere partite, al riciclaggio, ad altre cose losche... ce ne passa".

Parma è rinascita, ritorno all’adolescenza. A 44 anni, si riesce a essere bambini come i portieri della Buffon Academy?

"Gli antichi greci parlavano di 'eudaimonia', seguire il proprio demone per essere felici. La mia passione è una palla che rimbalza e da 5-6 anni sono felice, anche quando perdiamo".

Quindi è già deciso per il 2022-23. Oppure...

"Vediamo come finiamo e come finisco io. Sento la responsabilità di rappresentare la gente di Parma, che mi dà amore incondizionato. E qui... colpo di scena. Mi sono dato un obiettivo: se l’Italia non andrà ai Mondiali, mi toccherà puntare ai prossimi. Non mi sorprenderebbe trovarmi a 48 anni in grande forma".

Come Jordan, che non escludeva di giocare a 50 anni.

"Lo capisco. Tanto alla fine comanda solo lui: il campo".

Possibile un Buffon con gli amici in Eccellenza a 55 anni?

"No, mi serve una sfida. Altrimenti faccio brutte figure".

E un Buffon dirigente Juve? Con Agnelli, c’è un accordo?

"Nessuno. Se non il fatto che sono il padrino di sua figlia".

L’estate è vita spensierata. E allora, domande e risposte su temi vari. Quando ha pianto Buffon per l’ultima volta?

"Mi capita, da solo, pensando a temi “umani”. Il pianto libera".

Chi al Quirinale?

"Se fosse possibile il doppio incarico a Draghi, lui".

Da una vecchia intervista: "Sono un anarchico-conservatore". È ancora vero?

"Sì, e sono un liberale".

C’è un rigore da cui dipende la vita. A chi lo si fa parare?

"A Donnarumma".

Ultima: dove sarà Buffon nel 2030?

"A 52 anni posso essere ovunque. Spero solo ci siano gli amici, i figli, una delle mie grandi fortune che è Ilaria. Se ci fossero anche le mie sorelle e i miei genitori, sarebbe il massimo".