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Coronavirus. Il CONI ha fermato tutto, richiedendo un decreto governativo che scavalcasse le decisioni del consiglio della Lega Calcio. Tante le manifestazioni di approvazioni nei confronti di questa scelta, palesemente necessaria per cercare di pre-occuparsi del contagio: prevenire è sempre meglio che curare. E, per evitare l'allargamento eccessivo della zona di contagio, si è deciso di adottare provvedimenti simili a quelli cinesi, con strade deserte dalle 18 in poi e pochi permessi di uscita dalle proprie abitazioni. Duro ma necessario. Durante Il Bello del calcio, seguitissima trasmissione del lunedì di Canale 21, Enrico Fedele ha parlato di tali provvedimenti sportivi e non, e di cosa si dovrà fare d'ora in avanti.
"Serviva un intervento di forza del governo, ed eccolo qui. Mio cognato mi ha fatto pensare a una cosa: c'è una differenza, tra la guerra e questa situazione. Ai nostri nonni chiesero di andare al fronte a combattere, a noi chiedono di stare a casa. Credo sia uno sforzo abbordabile e che tutti noi dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Qui siamo di fronte ad un problema serio, di certo per interrompere il campionato non potevamo aspettare che un calciatore prendesse il virus, mi sembra assurdo. E non solo il calcio risente del flop economico, ci sono intere industrie in ginocchio. La Lega Calcio deve programmare il campionato in modo oculato, ma è composta da pupi manovrati da dirigenti importanti, e allora il CONI ha fatto bene a sorpassarla."
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