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Garcia: “Ho lasciato il violino in Francia, il calcio è cambiato. Su Kim e Osimhen…”

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Garcia, Juan Jesus e Gollini rispondono alle domande dei tifosi dall'Area Eventi di Dimaro, allestita per l'intrattenimento dei tanti accorsi in Trentino
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Dall'area eventi di Dimaro, come in programma interverranno Rudi Garcia e due calciatori del Napoli. I due tesserati saranno Pierluigi Gollini e Juan Jesus, che insieme al nuovo mister risponderanno come di consueto alle domande selezionate dei tifosi, lì nella piazza principale dov'è stato allestito un palco e adibita un'area allo svago dei tifosi accorsi in trentino.

Le parole di Garcia, Juan Jesus e Gollini

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GARCIA "Ambizioni? Quando si gioca, lo si fa per vincere. La mia prima sensazione quando sono arrivato in città - era metà giugno - ho visto Napoli tutta azzurra e non solo nel mare o nel cielo. Ho visto tante bandiere e striscioni e mi è piaciuto da morire: sapevo di questa grande passione ma ho capito che c'è di più, è come una religione. Spazio per Raspadori? La risposta è semplice: per vincere non ci vuole solo un ingrediente. Ci vuole sale, pepe, basilico e Raspadori è uno di quegli ingredienti. Un qualcosa in più che mette sale, pepe e gol a tutti gli effetti. Sono una persona che ama la logica: se una squadra gioca bene e lo fa spessissimo, allora ha più chance di vincere le partite. L'obiettivo è questo.


Kim? Abbiamo come difensori centrali Juan Jesus che è un ottimo giocatore, così come Rrahmani e Ostigard. Questi li abbiamo in casa e non si muovono. Poi, se possiamo trovare un quarto numericamente che ha la possibilità di mostrare delle qualità per giocare titolare ben venga, altrimenti ne ho già tre. Osimhen? Arriva domani con tutti gli altri ed è sotto contratto. Il presidente ha molta ambizione e vuole tenerlo, ha fatto grandi cose con il Napoli. Avremo una squadra di qualità. Napoli è piena d'arte e voglio scoprirla fino in fondo: si può godere del clima e del cibo. Ndombele? Ovviamente devo innanzitutto allenare tutto il mio gruppo: il nostro centrocampo ha tanta qualità offensiva però devo dire che a me piacerebbe che trovassimo un calciatore fisico per aiutare Anguissa. Tiri dal limite? Quando giochi con squadre schierate, una delle possibilità per fare gol è anche il tiro da lontano. Vediamo chi nel nostro gruppo è bravo nel farlo e ci lavoreremo.

Provai a convincermi di non fare questo mestiere perché vedevo mio padre che lavorava tutto il giorno tutti i giorni. Nei weekend tornava in piena notte e l'ho visto pochissimo: ha dato tutto sul lavoro per farci felici, per cui mi sono detto che fosse un mestiere troppo ingrato. Però sapevo nel profondo del mio cuore che ero fatto per questo che è il mestiere più bello di tutti. Come gestirò il gruppo? Soprattutto dal punto di vista mentale, quello sarà fondamentale. Penso a quando ho fatto doppietta con il Lille e sono rimasto: i miei giocatori penso che daranno il massimo ma il mio compito sarà quello di spingerli affinché rimangano a questo livello ancora e ancora, per non restare mai sazi.

Come giocheremo l'anno prossimo? In undici! (ride ndr). Faremo un gioco efficace e dovremo vincere le partite. Se il 4-3-3 non andrà bene per vincere una partita, non lo adopereremo. Ma già in amichevole partiremo così. Sui giovani? C'è qualche profilo interessante ma non voglio fare nomi. Vedremo anche quando tornano gli altri. Se per esempio abbiamo troppi attaccanti è più difficile che ci sia spazio per un giovane. Bisogna avere gli occhi grandi... Juventus? Il calcio è cambiato, ora c'è il VAR anche se non toglie tutti gli errori. Il violino l'ho lasciato a casa e spero che non serva..

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JUAN JESUS "Aver vinto lo Scudetto per tutti noi è stata un'emozione incredibile, per la quale ci vorrà ancora del tempo affinché la realizziamo a pieno. Gli altri ci davano sesti, settimi e fuori dalla Champions e invece...Kim? La società sicuramente dovrà cercare qualcuno, un po' come quello che è successo dopo Koulibaly. Ci affidiamo alla dirigenza completamente per la scelta. Se mi sento un leader? Mi sento a disposizione di tutti, sono il più adulto e se posso aggiungere qualcosa ci sono. Non trovo che leader però sia la parola giusta. Quando mi sono avvicinato al calcio?Avevo 8 anni, guardavo mio fratello e crescendo ho fatto la scuola calcio del quartiere, poi Belo Horizonte e il Porto Alegre... da lì il mio trasferimento in Europa.

Cosa penso di Garcia? Lo conoscevamo, l'ho incontrato da avversario alla Roma e ha sempre espresso un bel calcio facendo un record importante di vittorie consecutive in giallorosso. Trovo che sia una persona molto umana e oggi nel calcio questo contaCosa serve per giocare in Serie A? Sudare tanto: non è stato facile arrivare dove siamo. Bisogna sacrificarsi tanto e allenarsi, mangiare bene, dormire bene e tantissimo lavoro.

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GOLLINI"Per un ragazzo italiano, vincere uno Scudetto è qualcosa di unico che ripaga tutto ciò che è stato sacrificato in carriera. Poi qua a Napoli è speciale. Come mi preparo sui rigori? Quello è il momento in cui ho poche pressioni, perché se non la pari non hai colpe e se la pari sei un eroe. Un rigore per me è un momento di esaltazione. Diciamo che si tratta di un misto tra studio e istinto: se oggi aspetti gli attaccanti fino all'ultimo prendi gol, tirano troppo forte. L'essenza del portiere è comunque quella dell'istinto. Napoli è speciale perché per il mio carattere è la città adatta. Per l'arte, per l'amore per il calcio che è differente e lo senti. Quello che abbiamo vissuto non è che la prova. Quando mi sono avvicinato al calcio? Avevo 4 anni, ma ho iniziato a giocare in porta molto tardi. Non mi ci facevano mai giocare! Sono andato alla SPAL da difensore, poi verso gli 11 anni mi hanno finalmente fatto provare e da lì non sono più uscito.

Cosa penso di Garcia? In questi giorni leggevo un libro di un allenatore di basket e lui dice che nella sua esperienza ha capito che ogni anno è diverso: l'anno scorso tutti sappiamo cosa abbiamo passato, mentre quest'anno dovremo essere anche noi a mettere il mister nelle condizioni giuste per lavorare al meglio. Io titolare? La risposta è semplice: quando giochi in una grande squadra in tutti i ruoli ci sono giocatori forti. Gli allenatori vogliono questo, la società vuole questo. Più sei ad alto livello e più c'è competizione. Io e Alex siamo un ottimo gruppo di portieri, io darò il meglio per convincere il mister ma l'importante è che restiamo un gruppo unito. Cosa serve per diventare un portiere? Intanto bisogna avere un talento innato e questo dev'essere coltivato e allenato. Tutti sono forti e hanno fame e dopo conta il desiderio, dare tutto te stesso. Non bisogna mollare mai e fare tanti sacrifici.

Come faccio a farmi trovare sempre pronto? Dipende da come ci si allena. Allenandosi bene, la partita viene bene di conseguenza.