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De Laurentiis-ultras, regolamento di conti: mai autorizzati gli strumenti del tifo

de laurentiis
La Repubblica si focalizza sui motivi del regolamento di contri fra il presidente del Napoli e i gruppi organizzati

Domenico D'Ausilio

Dopo mesi di tregua, che sono serviti a non ostacolare la marcia trionfale del Napoli, è arrivata in maniera fisiologica l’ora del regolamento dei conti tra Aurelio De Laurentiis e gli ultras dei settori popolari, figlio della contestazione nei confronti della società della scorsa estate. Lo riporta l'edizione odierna de La Repubblica.

Il regolamento di conti fra De Laurentiis e gli ultras

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Gli ultras avevano rigato sempre dritto sugli spalti, fino a domenica notte. Ma hanno sgarrato due volte lontano dal Maradona: scontrandosi a gennaio sull’A1 con i rivali della Roma, e a marzo in città con quelli dell’Eintracht. Le maggiori ripercussioni ci sono state però per i gruppi organizzati all’interno dello stadio di Fuorigrotta, dove non è stata autorizzata nelle ultime partite l’introduzione di tamburi, bandiere e megafoni: nel nome del rigido rispetto del regolamento d’uso dell’impianto richiesto da De Laurentiis e applicato alla lettera dalla Questura. Il club ha precisato che dalle due curve non sono arrivate le richieste necessarie per introdurre nell’impianto, previo il relativo permesso delle forze dell’ordine, gli strumenti del tifo. I conti non tornano del tutto, però, perché fino alla sosta d’ottobre e pure in occasione della gara dell’11 febbraio contro l’Atalanta i settori popolari si erano colorati normalmente d’azzurro. La storia è cambiata dopo gli incidenti con gli ultras di Roma ed Eintracht. Il Maradona è sprofondato nel silenzio. Gli ultrà sono convinti che sia stato De Laurentiis a chiedere alle forze dell’ordine di usare la mano pesante.