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BERGAMO, ITALY - FEBRUARY 06: Robin Gosens of Atalanta BC celebrates his goal during the Serie A match between Atalanta BC and Torino FC at Gewiss Stadium on February 06, 2021 in Bergamo, Italy. (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)
Anche oggi al termine delle gare giocate nel weekend proponiamo qui la rubrica di Calcionapoli1926, dedicata ai Top&Flop della giornata appena trascorsa nel campionato italiano di Serie A.
TOP
ROBIN GOSENS: Non smette di stupire la Dea di Gian Piero Gasperini, ora a 46 punti in 24 gare giocate in Serie A. La squadra è ormai dipinta a immagine e somiglianza del suo tecnico, al punto da fargli pronunciare dichiarazioni come "Non dipendiamo da Ilicic" (che è un campione assoluto, ndr) e da riuscire a sostituire con scioltezza un giocatore tecnico come el Papu Gomez, ex capitano della squadra, a stagione in corso, con gli uomini già a sua disposizione. E c'è di più: sotto la guida di Gasperini è esploso Robin Gosens, esterno sinistro con il vizio del goal. In Italia nessun difensore è andato a segno quanto lui negli ultimi anni, a dimostrazione del fatto che oltre alla grande organizzazione e intensità, l'Atalanta ha (costruito) individualità importanti. Nei goal del tedesco c'è di più che il solito discorso sul terzino opposto che chiude l'azione del terzino che crossa. C'è il fiuto, la velocità, la tecnica e l'aggressività agonistica di un calciatore che costantemente sorprende anche se stesso.
ANTONIN BARAK: Il centrocampista ex Udinese e Lecce sta finalmente dimostrando il suo valore grazie a Juric (è un caso che si tratti di un allievo di Gasperini? No): in quella zona alle spalle del centrocampo avversario Barak fa male a qualsiasi difesa. Sa gestirsi, sa quando correre e quando risparmiarsi, ha ottime doti balistiche ed è in grado anche da solo di inventarsi pericoli dove altri vedrebbero muri. Bellissimo lo stacco su un disattento Alex Sandro che ha portato al pareggio contro la Juventus, in una situazione in cui gli uomini di Pirlo si ritrovavano sfilacciati in mezzo al campo e il Verona poteva colpire solamente con qualche inserimento alle spalle di Bentancur e McKennie. Ma se Juric non è più una sorpresa, Barak sì. Già contro il Napoli il calciatore si era mostrato per quello che è, chiudendo con un bel sinistro il 2-1 sul palo lontano. Si direbbe un crack nel gergo calcistico (brutto) degli ultimi tempi. BA(C)RAK.
FAOUZI GHOULAM: La misteriosa sparizione (o il mancato utilizzo) del terzino sinistro algerino, nel 2017 uno dei migliori terzini sinistri in Europa, quando in squadra al suo posto figuravano Mario Rui ed Hysaj, resta ancora oggi (forse anche di più) un caso da Rai3. Ma mentre chi scrive si trovava sull'orlo di spedire Chi l'Ha Visto a Castelvolturno, improvvisamente Gattuso ha ricordato di averlo in rosa e lo ha buttato in mezzo, in preda ad una disperazione-confusione bella forte. I 44 minuti giocati contro il Granada sono bastati a far comprendere che la sua tecnica, la sua forza fisica e il suo attacco della profondità sono vitali in questo momento per il Napoli. Ghoulam sembra l'unico giocatore con la mente sgombra, che non teme gli avversari, che tenta le giocate con grande leggerezza. E forse proprio questa sua assenza ha permesso la scissione psicologica dai drammi pseudo-depressivi dei suoi compagni. Ieri contro il Benevento ha letteralmente giganteggiato: ha crossato bene (nel Napoli non è cosa che accade spesso), ha servito palle taglienti tra le linee ed in verticale, ha corso ed è stato utile anche in termini di fisicità. Non si capisce il perché di questo così tardo utilizzo. Ma d'altronde, molte cose di questa stagione del Napoli restano impolverate, nascoste sotto il tappeto di un'incertezza effusa. E se Ghoulam fosse semplicemente sempre stato Ghoulam?
FLOP
LAZIO: Dopo le tante vittorie di fila in Serie A, la Lazio aveva avuto un brutto (ma giusto) stop contro l'Inter a San Siro, causato anche da una superiorità evidente degli avversari (oggi primi in classifica, con il miglior attacco del campionato). Poi però è arrivata la brutta figura con il Bayern che aveva seguito una vittoria anonima contro la Samp (risultato già pieno degli inflazionati "campanelli d'allarme"). Sabato gli uomini di Inzaghi hanno invece perso una delle loro più brutte partite, con un centrocampo quasi assente ed inefficace e una squadra che legava poco in fase offensiva. Immobile ha persino sbagliato un calcio di rigore. Si direbbe destino, ma anche si potrebbe parlare di una squadra che sembra un po' annoiata di ripetersi, che non segue più tanto i vecchi princìpi, che forse avrebbe bisogno di nuovi stimoli. Emozioni che al suo tecnico non mancano, nonostante la brutta gaffe in conferenza post-partita (:"Il Torino sarà più riposato di noi nella prossima gara" - ma i granata hanno 10 casi di Covid-19 tra le loro fila -): ora però sembra ci sia necessità di trovare una costanza attraverso altre vie. Una può essere quella dell'umiltà. Basta poco.
FEDERICO BERNARDESCHI : Un'altra delle tantissime cose inspiegabili nel calcio è l'involuzione totale e clamorosa di Federico Bernardeschi, che è passato dall'essere un titolare inamovibile della Nazionale italiana ad essere una riserva scomoda della Juventus. Si parla tanto del gioco incompatibile del nuovo tecnico, ma anche con Sarri e con Allegri Bernardeschi non aveva reso come a Firenze. Con Max in una sola gara aveva inciso (ed era importante: il 3-0 contro l'Atletico allo Stadium), troppo poco! Si tratta di un giocatore con corsa, intelligenza, calcio dal limite, tanta tecnica. E anche personalità. Cosa gli è successo? Anche in questo caso (come per Ghoulam, che però almeno ha la giustificazione infortuni) bisognerebbe indagare maggiormente, ma una cosa è certa: Federico fa troppi errori, è sconnesso rispetto agli altri 10 giocatori e gira a vuoto, non è mai invasivo, trova poco la via del tiro. Una grande squadra non fa per lui? Si è trasferito troppo presto da Firenze? Sarebbe ora di accettarlo e cambiare? Tanti possono essere gli interrogativi, altrettante le spiegazioni, fioche le speranze. Per ora il Federico della Juve è un altro.
A cura di Mattia Fele
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