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Top&Flop 18ª giornata: Giampaolo è out, la Roma crolla. Italia, che futuro con Insigne e Barella!
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Top&Flop 18ª giornata di Serie A
TOP
1 NICOLÒ BARELLA
Strepitosa prova del centrocampista ex Cagliari tanto voluto all'Inter da Antonio Conte. Giocatore a tutto tondo e a tutto campo, che riesce ad abbinare tecnica a quantità e gamba. È cresciuto anche rispetto all'esperienza in Sardegna, è un Nicolò più consapevole, più maturo. Il suo goal che - di fatto - ha chiuso la partita ne è la prova: guai a chiamarlo mezzala di contenimento. Che con Barella si può far tutto men che contenerlo, sembra implodere nella sua stessa gioia di giocare a pallone e non può non essere titolare ai prossimi Europei 2021 proprio per questa ragione. Per troppi anni all'Italia è mancata la gioventù esaltata coi buoni piedi, per troppo tempo sono mancati i Perrotta. L'entusiasmo di Nicolò è travolgente, si fa quasi voler bene da ogni spettatore - forse quelli della Juve lo hanno amato un po' meno, dopo ieri l'altro - e sembra sempre sorprenderci e sorprendersi gara dopo gara. FANCIULLINO.
2. LORENZO INSIGNE
L'azione del terzo goal del Napoli - firmato poi dallo spiritato Hirving Lozano - non è che una piccola dimostrazione della classe unica di questo calciatore. Non per niente Mancini lo considera il titolare inamovibile, il perno attorno a cui far ruotare gli altri 10 uomini degli Azzurri. Ma Lorenzo è capitano anche degli altri azzurri, e ne è leader tecnico indiscutibile. E la smettessero i suoi detrattori di volere il suo male, semplicemente non ne comprendono l'evidente superiorità. È vero, talvolta Insigne è un po' umorale - lo stesso Gattuso lo ha ammesso -, vive il calcio in modo psicotico ma poi, quando è in giornata, dipinge calcio. Già dai tempi di Pescara era in grado di fornire assist deliziosi, ma non dimentichiamo che in questa stagione il capitano del Napoli ha già messo in rete 9 goal. Non gli succedeva da anni. La cura Gattuso ha funzionato, questo è l'anno di Insigne. Che i suoi haters lo vogliano o no. Tutti in silenzio: LORENZO INSEGNA.
3. LUIS ALBERTO
Lo spagnolo è tornato, la Lazio è tornata. Pazzesche le ultime prestazioni di Luis Alberto, e ancora non si capisce come sia possibile che la Nazionale spagnola non se ne sia accorta. Chi, al momento, nella Roja è meglio di lui? Meglio posare la Tequila, che questo giocatore se in grado di esaltarsi fa follie. Sì, la Roma era in difficoltà, ma non si dimentichi che lo era anche la Lazio. Soltanto settimo posto in classifica, poche vittorie e tante recriminazioni. È in queste circostanze che si accende il genio, che una serpentina vale doppio, che un tiro che pare debole si insacca e fa - comunque - sognare. Dirò di più: è arrivato il momento di vederlo in un top club europeo (magari in Liga, che sembra il campionato perfetto per lui). Ma davvero, in Spagna cosa stanno aspettando?
FLOP
In questa giornata si sono giocati due derby: quello di Roma e quello - cosiddetto - d'Italia. Perfettamente sovrapponibili. La Lazio ha schiantato la Roma come l'Inter ha schiantato la Juventus, senza possibilità di appello ed entrambe da sfavorite sulla carta. La Roma veniva da un filotto impressionante di partite positive, di imposizioni a suon di goal, ripartenze e velocità. La Juventus sembrava finalmente aver smesso di avere quei cali da momento di costruzione, come tanto piace dire a chi sa parlare di calcio. Ma più che altro la Juve ieri sembrava distrutta, slabbrata e senza il suo vero stile da combattente che siamo stati abituati a vedere. Sarà questa la fine di una rincorsa allo Scudetto per una squadra che ne ha vinti 9 negli ultimi 9 campionati? Impossibile dirlo. Anzi, farei molta attenzione a dare i bianconeri per spacciati. Resta però l'impressione di una squadra con una mentalità declassata, un po' simile - appunto - a Roma, Atalanta, Napoli, Inter, Milan. Sembra scesa tra i mortali.
2. GIAMPAOLO
Finalmente - e non lo diciamo con cattiveria - il Torino ha deciso di sollevare dal suo incarico Marco Giampaolo, che aveva già fallito alla sua esperienza con il Milan. Si faccia un'enorme attenzione a giudicare l'ex allenatore di Samp ed Empoli come uno scarso, però. Solo che ci sono ambienti ed ambienti, storie e storie, compatibilità ed incompatibilità. Evidentemente, come con il Milan, Giampaolo non ha trovato terreno fertile per insediare i propri principi. Ha trovato una squadra impaurita, che non capiva perché fosse a 2 punti dall'ultimo posto e non aveva voglia di imparare tatticismi, voleva solo portare a casa i tre punti. È l'assenza dello stimolo che ha ucciso il Toro di Giampaolo. Le sue idee restano buone, ma forse lo saranno meglio altrove, quando - tra le altre cose - si tornerà alla normalità e si avranno fasi pre-campionato sufficientemente lunghe a dare un'impronta alla propria squadra. Tutto sommato la sua esperienza non può valutare la bravura del tecnico, e due fallimenti non sono una prova (tre lo sarebbero).
La giocata di Lorenzo Insigne, da vedere e rivedere:
A cura di Mattia Fele
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