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Sott’ e ‘Ncoppa – No alla Superlega, ma era davvero un’idea da buttare?

Giuseppe Canetti

 Foto by Getty

No alla Superlega. Su questo tutti sono d'accordo, persino i presidenti delle big incluse si sono ricreduti. Il calcio è meritocratico, è del popolo e non esiste vedere dei club privilegiati per una mera questione di denaro. Il calcio è un Bari-Juventus o un Milan-Avellino, che sicuramente tira di più di vedere ogni anno Real Madrid-Inter. Così si svaluta anche l'interesse per questi big match internazionali, visto che si giocherebbero sempre.

Eppure, nel voler vedere una luce in questo progetto c'è. Con un paio di premesse: accordarsi con Uefa, Fifa e Leghe nazionali. La seconda e più importante: studiarla per bene, in modo che porti benefici a tutti. Ovvero: aprire le competizioni Uefa (Champions, Europa League e la neonata conference league) a più club, non svalutando il prodotto.

Facciamo un esempio concreto: con tre fisse a farsi la loro coppa, si sarebbero aperte le porte di Champions per Napoli, Atalanta, Lazio e Roma. L'Europa League a Verona e Sassuolo. La conference league a Bologna, Sampdoria, Udinese. Insomma avresti un campionato italiano più avvincente, con almeno le prime dieci squadre coinvolte nella lotta alle coppe, in modo da dare più prestigio alle ultime giornate. Perché diciamolo, spesso, le squadre che si trovano a cavallo del decimo posto (salvezza raggiunta, Europa lontana) vanno in vacanza a marzo. Milan, Juve e Inter lotterebbero comunque per lo scudetto. E sarebbero le sole ad avere un calendario compresso, dove gioco o forza si perdono punti per strada. Il malus da scontare. Ma lasciamo perdere i se e i ma, giusto che la Superlega non si faccia. Né oggi né mai.