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Mourinho e il suo calcio al limite: nervi e impatto fisico, poi palla a Lukaku e pedalare

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

La lotta greco-romana portata al calcio, contro la tecnica del Napoli: questo è solo uno dei temi di Roma-Napoli, che è improvvisamente e clamorosamente diventato uno scontro alla pari

Nessuno ad inizio stagione avrebbe potuto immaginare che Roma-Napoli, a dicembre, sarebbe stato uno scontro fatale per la corsa alla Champions. I giallorossi, che hanno anche avuto un inizio stagionale deludente se non clamorosamente scadente, grazie al buco nero lasciato dal Napoli di Garcia hanno la chance di allungare sul quinto posto e di candidarsi seriamente ad entrare nella (nuova, nel 2024 ndr) coppa dalle grandi orecchie. Indubbiamente tenteranno di farlo con le loro armi precise: lotta e duelli in campo, proteste continue, perdite di tempo. Pensando prima a far giocare il peggio possibile gli avversari, poi ad offendere.

Giudicate voi se questo è calcio

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È e sarà sempre il diktat di questa Roma, allenata da Mourinho in quest'ottica, per tentare di tirar fuori tutto il possibile a livello di garra da questi giocatori non fortissimi. Eppure i "nomi" ci sono: Dybala e Lukaku, Renato Sanches, Paredes. Tutti calciatori di blasone ma che hanno superato il prime - come si suol dire - da un bel po' di stagioni. Ma questa è la filosofia dei Friedkin (che comunque per ora ha portato la vittoria della prima Conference League mai giocata e una finale di Europa League ndr), che ogni anno rinnovano da quando c'è Mourinho per tentare di unire più calciatori di qualità possibili, anche se con problemi fisici annosi e con altri tipi di problemi di inserimento tecnico-tattico. Si pensi alla riqualificazione di Belotti (mai avvenuta del tutto), ai Kumbulla e al Wijnaldum mai o poco utilizzato l'anno scorso. La Roma è questa, di fondo: un 3-5-2 granitico che si avvicina alla squadra dell'anno scorso, che si concentra sulla fisicità di Lukaku (come in passato su Zaniolo) per poi consentire la corsa degli altri calciatori. Senza schemi particolari, ma con una cattiveria agonistica che delle volte supera anche i limiti della "legalità" intesa in senso calcistico. In un modo o l'altro la Roma non cambia mai, e già il Napoli dell'anno scorso fece una gran fatica a superarla. Ci volle un grande Osimhen all'andata e al ritorno, pure se poi a deciderla fu Simeone con una giocata di fino su Smalling e un gran sinistro. Sulle motivazioni ci riserviamo di dire che al momento la Roma sembra avere molto di più, poiché la Champions per i giallorossi è un obiettivo molto più stimolante che per i Campioni d'Italia, abituati ad eccellere.

La stella

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In assenza di Paulo Dybala, uno dei calciatori più tecnici della Serie A, non si può non citare Romelu Lukaku. Fosse anche solo per la fisicità incredibile che mette in campo, molto superiore a tanti calciatori del nostro campionato e quindi dominante. Negli anni passati Koulibaly e Kim fecero non poca fatica - quando all'Inter - a contenere le sue abilità nel proteggere e scaricare. Questa sarà la chiave della partita: vedremo se Natan riuscirà ad essere all'altezza o se Mazzarri deciderà per una qualche gabbia. Sta di fatto che il belga, appena tornato da una squalifica quindi potenzialmente in buono smalto, può rappresentare la fonte (l'unica?) più certa di gioco per Mourinho, che altrimenti dovrebbe solo rifugiarsi nei calci da fermo o negli episodi.

 

Di Mattia Fele

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