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PUNTI DI SVISTA – Oriundi in Nazionale, favorevoli o contrari?

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La storia degli oriundi in Nazionale sta per vivere un altro importante capitolo con la convocazione alle porte per Joao Pedro. Favorevoli o contrari?

Redazione

In Italia 60 milioni di CT, il calcio da sempre unisce e divide l'opinione pubblica. Noi di calcionapoli1926.it, commenteremo una notizia un fatto un accadimento visto da prospettive opposte, con Giuseppe Canetti e Tony Sarnataro.

La storia degli oriundi in Nazionalesta per vivere un altro importante capitolo con la convocazione alle porte per Joao Pedro. Ma non solo: secondo alcune fonti, il CT Mancini starebbe testando anche altri calciatori che possono vestire la maglia azzurra come Luiz Felipe o Ibanez, dopo che nel suo triennio fanno già parte stabilmente della squadra Jorginhoe Toloi. Giusto dunque dare sempre più visibilità a chi italiano non è? Giusto affidarsi agli oriundi per andare ai mondiali? Favorevoli o contrari?

Pensiero Canetti: molto favorevole

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"L'Italia agli italiani" e "Prima gli italiani", oltre ad essere due famosi slogan di Salvini, sono anche le goffe pretese di chi sostiene che l'italianità sia un qualcosa che deriva soltanto dal luogo di nascita, o di chi è convinto di possedere diritti inconquistabili per chi proviene dall'estero. Ma non è così, e la storia lo ha dimostrato con il progresso civile e politico degli ultimi decenni.

È italiano chi nasce in Italia, ma può diventarlo anche colui che ha sposato il Bel Paese o vi è cresciuto. Concetto elementare.

Per quanto riguarda il lato sportivo, la questione diventa ancora di più di semplice risoluzione: favorevole agli oriundi in Nazionale tutta la vita. Ci sono esempi lampanti dinanzi ai nostri occhi che la multietnicità può solo fare bene alle varie selezioni. Vedi Camoranesi, vero trascinatore della truppa azzurra nel 2006, calatosi al massimo nel senso di appartenenza nostrano. Vedi la vincente e avanzata Germania, ricca di giocatori dalle origini turche o polacche. Vedi la Francia, che con tanti giocatori 'africani' ci ha vinto due Mondiali e un Europeo negli ultimi 25 anni. E si potrebbe andare avanti all'infinito.

Per fortuna molte cose sono cambiate: è tempo di inclusione. Tutto il resto ricorda il Medioevo.

 

Pensiero Sarnataro: contrario. Gli oriundi devono essere un'eccezione e non la regola

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Joao Pedro sarà convocato quasi sicuramente (come dichiarato da più fonti in casa Cagliari) per lo stage in programma la prossima settimana. Ma potrebbe non essere il solo. Pur ammettendo le qualità di un calciatore come Joao, secondo a pochi nel campionato italiano per numeri e forza tecnica, siamo contrari in generale alla questione oriundi in Nazionale.

Grottesco, infatti, che un calciatore che sin pochi anni prima ha avuto il sogno di essere convocato per la sua nazionale e non ce l'ha fatta per un motivo o per un altro, deve essere lo "scarto" preso dall'Italia. Un'altra ragione è l'appartenenza: stona vedere calciatori che non cantano l'inno di Mameli perché... non lo conoscono!  Va bene una tantum come Camoranesi nel 2006 o Jorginho, giocatori tra l'altro cresciuti in Italia. Ma l'eccezione deve restare tale, un unicum. Non una soluzione da trovare con costanza.

Ci ripetiamo su Joao Pedro, un calciatore fortissimo che sicuramente farà bene in Nazionale: un mantra ripetuto l'anno scorso dopo i tanti gol realizzati "il BRASILIANO più prolifico d'Europa" (nel 2020). Penso che questa definizione sia già completa così. Si dirà che anche le altre nazionali sono piene zeppe di oriundi, ma se lì sbagliano non è che dobbiamo farlo pure noi. Ognuno guardi in casa propria e avere una Nazionale piena di... brasiliani, argentini o simili non sarebbe il massimo dal punto di vista del patriottismo.

 

Caro lettore, dopo aver letto l’articolo, sei d’accordo con Canetti, Sarnataro o hanno preso una SVISTA entrambi?

A cura di GIUSEPPE CANETTI e TONY SARNATARO

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