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Fonte: CalcioNapoli1926.it
Ieri sera il Napoli aveva voglia di maramaldeggiare e visto che la squadra viaggia a correnti alternate tanto vale cogliere al volo il lieto evento e festeggiare come si deve la goleada. Questo diktat però vale solo per il primo tempo. Ieri i ragazzi per la terza volta in stagione, hanno chiuso la prima frazione di gioco con un roboante 4-0 (era già successo contro Atalanta e Fiorentina, ndr).
Inutile dire che è record in Europa! Peccato che nella ripresa arriva l’ennesimo black out, un crollo verticale che denuncia tutta la fragilità, psicologica ed emotiva, della banda Gattuso. Ma è davvero solo una questione mentale o di modulo (nel secondo tempo Gattuso ha ridisegnato la squadra con il 4-2-3-1, modulo che, oggi, sembra sul banco degli imputati)? E se il crollo fosse di natura fisica? Consapevoli che al momento non c'è risposta ufficiale a questa domanda, proviamo a sondare il modus agendi degli ultimi tre allenatori che hanno guidato il collettivo partenopeo.
Non c'è mistero che ogni allenatore abbia le sue idee ed una propria fidata equipe a cui demandare la preparazione fisica dei calciatori. I pensieri sono tanti e ancor più diversi. C'è chi predilige una preparazione soft per poi arrivare a pieno regime in corso di campionato e mantenere le energie per lo sprint finale, c'è chi parte a tutta birra cercando di racimolare più punti possibili, consapevole del fatto che prima o poi la benzina finirà, c'è chi dosa le forze dei propri uomini, sia con fasi di preparazione dure, che con fasi di maggior defaticamento e infine c'è anche chi può permettersi continui turnover grazie a rose ampie con calciatori che tutto sommato si equivalgono sotto il profilo tecnico, tattico e fisico.
Altro dato affascinante è il tempo dedicato agli esercizi col pallone ed il tempo dedicato agli esercizi a secco. Per Maurizio Sarri e la sua equipe, ad esempio, i tempi di preparazione atletica col pallone e quelli a secco, tendenzialmente erano equivalenti, con la bilancia che pendeva maggiormente verso quella col pallone. Di contro, lo staff di Ancelotti prediligeva una preparazione quasi completamente svolta col pallone ed una bassissima percentuale a secco.
Partendo dal presupposto che oramai il calciatore è un atleta eccezionale che cura il proprio fisico ed il proprio dinamismo anche fuori dal campo, concettualmente la preparazione atletica col pallone, correttamente dovrebbe avere più spazio, in quanto gli sportivi svolgono regolarmente esercizi fisici anche lontani dal terreno di gioco e dagli allenamenti.
Aggiungiamo anche che lavorare con pallone è sicuramente più rilassante per la mente, in quanto da un punto di vista psicologico giova, rendendo più leggeri anche gli allenamenti più duri. Consideriamo che oggi ci sono a disposizione anche strumenti atti a monitorare ogni singolo calciatore per ottenere informazioni che tornano utili sia all'allenatore che agli spessi preparatori atletici, al fine di comprendere se e cosa modificare durante le sedute di allenamento.
Ultima curiosità riguarda l'alimentazione: mentre con Sarri era a base di carboidrati e proteine, con Ancelotti sono stati inseriti i frutti rossi ed elementi antiossidanti. In conclusione, secondo molti specialisti del settore, il Napoli di Ancelotti correva meno ma correva meglio. Anche se la domanda che incuriosisce è un'altra: se Il Napoli di Sarri ha svolto preparazioni atletiche quasi del tutto a secco e meno utilizzo del pallone, come faceva ad avere trame di gioco di prima e veloci verticalizzazioni?
Quando Gennaro Gattuso arrivò a Napoli, in maniera molto garbata ed a bassa voce, criticò la preparazione atletica del suo predecessore (Carlo Ancelotti), vedendo un Napoli legnoso e troppo fermo sulle gambe. Le sedute di allenamento sono aumentate in quantità ed hanno previsto un lavoro più intenso, mantenendo un buon equilibrio tra la preparazione atletica a secco e quella col pallone.
Rispetto al predecessore ed avvicinandosi maggiormente al Sarri pensiero, la preparazione dell'attuale mister prevede anche esercitazioni tattiche e tecniche divise per reparti, il tutto per migliorare la tenuta atletica dei suoi calciatori. Il punto su cui batte il mister è avere una gamba che va meglio rispetto a quella degli avversari. Anche se caricando troppo si rischia un effetto boomerang, ritrovando in campo calciatori che non reggono i novanta minuti.
In sintesi ogni professionista del settore ha il proprio pensiero, mentre noi profani, nella nostra semplicità, siamo tutti d'accordo sul fatto che non esiste una formula perfetta e ad aver ragione, alla fine, come sempre, è chi fa risultati e vince. E ieri, il Napoli, ha vinto pur avendo giocato una gara "a due facce". Le prossime gare ci daranno una risposta più esaustiva sul tema.
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