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(Getty Images)
Ieri il Napoli voleva dominare e visto che è da un po' di tempo a questa parte che la squadra viaggia a correnti alternate tanto vale cogliere al volo il lieto evento e festeggiare come si deve la goleada. Questo diktat però vale solo per il primo tempo del match giocato (e vinto) contro lo Spezia.
La prima curiosità legata ai numeri è questa: ieri, per la terza volta in stagione, gli azzurri hanno chiuso la prima frazione di gioco con un roboante 4-0 (era già successo contro Atalanta e Fiorentina). Inutile dire che è record in Europa. Peccato che nella ripresa sia arrivato l’ennesimo black out, un crollo verticale che denuncia tutta la fragilità, psicologica ed emotiva, della banda Gattuso.
Tornando ai numeri, è altresi è curioso notare che più diminuisce il possesso palla (ieri lo Spezia chiude la contesa con un sorprendente 55 %), più s'incrementa la capacità del Napoli di essere letale.
E' successo contro Fiorentina e Atalanta... e si è ripetuto analogamente, ieri, contro i liguri. Insomma i numeri parlano chiaro: se la domanda è "qual è il minimo comune denominatore delle goleade in salsa partenopea", la risposta non può che essere questa: il Napoli è spietato quando non ha l'onere di gestire il pallone.
Diversamente, la squadra che viene al Maradona per fare barricate ispira un palleggio onanistico foriero di preoccupazioni e ansie. Se gli attaccanti non trovano il varco giusto, se manca il movimento senza palla il Napoli va in seria difficoltà (difficoltà che da tattiche si trasformano in psicologiche). Dovrà essere bravo Gattuso a risolvere questo rebus particolarmente spinoso.
Ieri, abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione di questo assunto. Infatti, proprio come nel match giocato il 17 gennaio contro la Fiorentina, il Napoli ha tirato 10 volte nello specchio della porta spezzina segnando ben 4 gol nel primo tempo. Al di là delle clamorose ingenuità di Kaprikas (carnevalesca quella sul gol di Koulibaly), bisogna riconoscere che non sono poche 6 parate decisive; basti considerare che il collega di reparto, David Ospina ha subito due gol senza mai sporcarsi i guantoni per tutti i 90 minuti.
Altra curiosità da evidenziare per i nostri lettori: sembra paradossale, ma il "contatore" degli attacchi pericolosi si ferma alla prima frazione di gioco. Beninteso, non c'è un'esattezza matematica in questa valutazione. Volendo essere più precisi, il dato delle sortite offensive ci offre questa panoramica: 79 % primo tempo / 21 % ripresa.
Ed è questo il motivo per cui risulta più che dimezzato rispetto una normale partita del Napoli, vincente o perdente che sia. Ieri i partenopei, su 65 azioni manovrate si sono resi pericolosi in sole 21 circostanze, meno della metà dei pericoli potenziali (e sottolineiamo potenziali!) creati dello Spezia (54).
Malgrado la modesta cifra tecnica, Italiano ci teneva a non snaturarsi ma è venuto meno proprio lì dove lo Spezia è fragile: la gestione della linea difensiva. Nella nostra consueta videoanalisi del pregara avevamo anticipato che Lo Spezia prova vanamente a disinnescare gli avversari con la tattica del fuorigioco (clicca qui per rivedere il contributo).
Ed è stato bravo Lozano, in occasione del raddoppoio, a scattare sul filo dell'offside e bruciare il portiere con un tiro tremebondo che ha sradicato le ragnatele dall'incrocio (a proposito del Chucky, quello di ieri è il suo centesimo gol ufficiale, nazionale esclusa).
In definitiva, ciò che abbiamo evidenziato si può sintetizzare così: il Napoli vince se l'avversario ha abbastanza autostima da venire a imporre il prorpio gioco (si spiegano così i sei successi esterni). Il Napoli subisce - sì, proprio così visto che il segno x sembra fuori portata - quando, non riuscendo a trovare il varco giusto per il vantaggio, si spazientisce e perde le misure del match.
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