Ci avevamo sperato, ce lo eravamo augurati che al "Gino Bozzi" di Firenze potesse arrivare un risultato favorevole per noi. Il pareggio in casa dell'Inter di inizio anno ci aveva già mostrato una scorza inedita nel gruppo azzurro. L'esperienza delle nuove arrivate e la possibilità di prepararsi al meglio per lungo tempo avevano sortito già un effetto sul Napoli Femminile. Mister Domenichetti aveva già indicato nell'ultima gara del 2021 la panacea ai mali di una stagione azzurra disgraziata.
La presa di Firenze
Il talento di Partenope – E dolce m’è naufragar in questo azzurro mare
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata al Napoli Femminile
Contro la Roma il coraggio non è mancato ma il livello troppo alto dell'avversario non ha permesso di agguantare punti. Due giorni fa invece, al cospetto di un'avversaria temibile ma protagonista di un'annata deludente, è accaduto quello che tutti i tifosi desideravano da tempo: una vittoria spietata, raggiunta dopo aver sofferto i continui assalti della Fiorentina. Un successo riaffiorato dopo tanto, troppo tempo e dal coefficiente di pericolosità tremendo per le avversarie nella corsa alla salvezza.
Il capolavoro del Napoli Femminile
L'aperitivo fiorentino si preannunciava piuttosto indigesto per le ospiti arrivate dal golfo. Le padrone di casa in abito viola avevano compiuto soltanto due settimane fa un'impresa titanica impedendo dalle parti di Vinovo di apparecchiare la tavola per la trentasettesima festa consecutiva. Le condizioni per un successo anche in scioltezza c'erano tutte visto il fattore campo e alcune assenze di rilievo tra le partenopi. Le capitane Paola Di Marino e Eleonora Goldoni sedevano ancora una volta come spettatrici non paganti della contesa. Colpa di antipatiche noie fisiche per le quali il 2022 sembra tutt'altro che simpatico. E poi un attacco rimasto quasi interamente a Napoli: Deppy sempre meno familiare ai campi da gioco, Pinna indisponibile, Popadinova vittima della veemenza dell'ennesimo difensore. Insomma "portare via un bacione da Firenze" aveva tutti i crismi per una battuta poco divertente per il Napoli Femminile.
L'inizio del match di domenica non tradiva questi presupposti. La truppa di talenti veterani e precoci lanciate dal club di Lello Carlino offriva fin da subito un'accoglienza piuttosto movimentata a Sole Jaimes, capitana per un giorno, e le sue compagne. Baldi, il nuovo alfiere della porta azzurra, non doveva compiere grandi interventi al sole di Mezzodì ma neppure aveva il tempo di godersi un po' la temperatura dolce della giornata. Patrizia Panico, gloria imperitura dello sport femminile italiano, aveva istruito le sue interpreti affinché martellassero con insistenza al fine di raggiungere quanto gli spettava.
Dall'altra parte, il muro eretto da Domenichetti e Castorina tra difesa e centrocampo, reggeva bene intorno alla tranquillità di Emily Garnier, l'americana neapolitana. La giovane ma per niente timida Golob ben si integrava con Awona, finalmente al 100%, e la sempre preziosa Corrado. Il resto lo faceva un centrocampo folto, in cui Emma Errico ritrovava la bussola perduta nei sei mesi tristi di Verona, affiancata dalla frizzante Severini, rivelazione d'inizio anno, e da una Mauri miglior acquisto del mese appena trascorso. Mettiamoci poi la mira imprecisa dell'ex baby prodigio azzurra Giacinti e una giornata no per il pericolo numero uno Boquete per arrivare ad un intervallo corroborante ma non salvifico.
Quel diavolo di Sara Tui
Tra le immortali liriche scritte da Giacomo Leopardi ne ricorderete senz'altro una intitolata "La quiete dopo la tempesta". Che non ce ne vogliano gli appassionati napoletani, italiani, mondiali delle opere del geniale poeta recanatese se stiamo per fare una sua citazione indebita. Ma pensando a quello che il Napoli Femminile abbia inscenato nel secondo tempo della partita di Firenze non possiamo non parlare di una "tempesta dopo la quiete". Perché se nel primo atto dello spettacolo le giocatrici azzurre si erano limitate ad agire da comparse del monologo delle "figlie di Dante", al ritorno in scena l'intreccio ha preso un'altra piega. Non che sia cambiato il tono della rappresentazione, dove la Fiorentina continuava a mantenere una supremazia territoriale e di possesso superiore tre volte di più. Le comparse avevano improvvisamente approfittato di un angolo spoglio del palcoscenico per commettere il delitto perfetto.
Al minuto 48' su un pallone a campanile in area di rigore viola la piccola ma peperina Sara Tui si lanciava con la sicurezza di poterlo "ripulire" e giocarlo per Jaimes e Toniolo, la coppia d'attacco. La spagnolina combatteva per avere la chance e inconsapevolmente la trasformava in oro. Sabrina Tasselli, fino a quel momento abbronzata a differenza della collega Baldi, restava quasi "abbagliata" da questo cross che si dirigeva verso di lei in modo beffardo. L'esperto portiere, giunto a Napoli un anno fa fornendo un contributo positivo per la salvezza, non si ripeteva in quell'istante con la sua nuova squadra perché si faceva superare dal cross che era diventato un tiro. 0-1: la beffa per le protagoniste, la riscossa delle comparse.
La zampata di Sole Jaimes
Il Napoli era avanti a Firenze, e in vantaggio in campionato dopo mesi ed era un auspicio buonissimo. Nelle altre due occasioni in cui era successo prima, cioè contro la stessa Fiorentina all'andata e nella trasferta vincente sulla Lazio, era tornata in Magna Grecia soltanto tenendo stretta tre punti in tasca. Calma e sangue freddo predicavano Giulia Domenichetti e Roberto Castorina. Bisognava gioire dentro di se, mentre all'esterno procedere ad indossare la "maschera del dolore" che stava funzionando splendidamente. Mancava ancora un'eternità al sipario e le "salutate" Huchet e Cafferata avevano proprio voglia di rovinare alla loro ex compagnia un premio alle tante sfortune passate. Dopo il gol di Sara Tui l'area di rigore toscana veniva di nuovo recintata. Baldi rivestiva i panni dell'antagonista del lieto fine per le padrone di casa.
Al minuto 69 però spuntava dall'oscurità affollata colei che avrebbe scritto definitivamente il risvolto tragico per la scuola toscana. Sole Jaimes, l'argentina venuta con clamore eccezionale ma fino ad un minuto prima avvolta da un incantesimo senza soluzioni. Per sessantotto minuti di quel match artefice Jaimes di un'altra prova priva della magia che l'aveva resa una campionessa internazionale. Ma sulla punizione deliziosa di una Severini sull'orlo dell'imprescindibilità, il colosso argentino metteva le ali e regalava dopo mesi alla sua squadra il barlume della salvezza.
Coup de théâtre stagionale?
0-2 e lo scherzetto alla culla del Rinascimento adesso appariva sempre più divertente. Alcuni piccoli cambi di costume con l'esordio della nuova piccola di casa Apolonia Berti, ma per la compagnia targata Panico la speranza si stava ormai affievolendo. Ludin tentava di interrompere l'assolo azzurro ma non c'è nulla da fare. Il "fattaccio" è compiuto e da quel pomeriggio in poi le partenopi si sono arrogate la fama di ragazze terribili. Il capolavoro di resistenza e letalità (tre tiri contro tredici, possesso palla 22% contro 78%) portato in scena tra gli applausi a pochi passi dello storico Teatro La Pergola rischia di far rovinare la digestione non solo toscana. L'Empoli superato dall'Inter adesso sta lì a +1. Il capro espiatorio viola di punti di vantaggio ne conserva appena tre. E il Pomigliano cugino qualcosa in più come cinque.
Un terremoto? Non lo diciamo neanche per scherzo. Uno scossone? Nemmeno. Una scossetta? Si. Ma soprattutto una sorpresa per le autrici del successo di giornata soltanto perché consce limitatamente delle potenzialità di cui dispongono. La loro guida, Giulia Domenichetti, è stata presa per retorica quando in tutte le interviste dal suo arrivo a Napoli ha parlato esclusivamente di carenza di coraggio nel gruppo. Lo ha ripetuto quasi ai limiti della sopportazione ai microfoni e non possiamo immaginare quanto negli spogliatoi. A ragione, completamente a ragione. E tra due settimane lo scontro cruciale con il Verona a Cercola merita di riservare per lei in primis un epilogo altrettanto tremendamente perfetto.
A cura di Enrico Esposito
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