Continua la marcia del Napoliche batte il Bologna al Maradona per 3 a 2 in una partita non priva di difficoltà e spunti interessanti. Come è noto, eccetto alcune formazioni, in Serie A gli azzurri si trovano a fronteggiare squadre che adottano una strategia reattiva e di rimessa.
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Napoli-Bologna, l’analisi: Kvaratskhelia fattore tattico principale degli azzurri
Napoli-Bologna, l'analisi tattica di mister Bruno Conte
Il Bologna di Motta si allinea a questo pattern, proponendo un 1-4-2-3-1 solo da tabellino, ma che de facto riproduce un 1-4-5-1 nella fase di non possesso con due linee – di difesa e centrocampo – folte e un’uscita in pressione sul portatore palla da parte dell’uomo più vicino. Schermare Lobotka. Ostruire i corridoi centrali attraverso la compressione delle linee. Impedire le pericolose sovrapposizioni interne del Napoli con un ripiegamento in difesa posizionale vicino la propria area di rigore. Queste sono alcune parti dei piani avversari per diminuire le potenzialità offensive della squadra di Spalletti. Tuttavia, nel corso di questo biennio gestito dal tecnico di Certaldo, il Napoli sembra aver realizzato che prima di attuare ogni tipo di risposta alla strategia avversaria, contro queste formazioni la soluzione è anzitutto il ritmo. Alzare durante il corso della partita i ritmi e l’intensità. Piede sull’acceleratore sul pressing e soprattutto il gegenpressing – la riconquista alla perdita della palla – ormai diventato un’attitudine consolidata nello spirito di questa meravigliosa squadra. La fluidità di manovra è anche dovuta – e sembrerebbe un paradosso – al continuo organizzarsi e disorganizzarsi nell’entropia della partita. In questo senso, a me pare che Spalletti abbia tratto lezione della vittoria dello Scudetto dell’anno scorso del Milan, una squadra che fa della gestione dei ritmi la propria arma più affilata. Ritorniamo alla partita col Bologna: l’assenza di Anguissa, dà la titolarità a Ndombele. Il francese ha caratteristiche diverse, più a suo agio nelle ricezioni nei mezzi spazi, quindi in fase di sviluppo e rifinitura, piuttosto che nella costruzione, oltre che per una questione ovviamente fisica meno pronto ad interdire e supportare Lobotka. La scelta di Raspadori, nonostante l’alto minutaggio delle ultime partite, è la testimonianza del gradimento di Spalletti dell’abilità del nazionale italiano di raccordare i reparti e garantire un palleggio più affidabile. Contro squadre chiuse, venir fuori per giocare, scaricare o cambiare lato è fondamentale per trovare il vantaggio. E se la sostituzione è avvenuta subito dopo il primo tempo, la prova di Raspadori risulta sempre più che sufficiente per il lavoro alla Mertens che svolge. Del resto, le risorse del Napoli paiono infinite in questo scorcio di stagione: quanto è difficile per le avversarie adattarsi a terminali offensivi diversi come Raspadori, Osimhen o anche Simeone? Proprio l’ingresso del nigeriano ha alzato l’asticella del pericolo per il Bologna dato il modo diverso del 9 di occupare e svuotare l’area di rigore e ovviamente attaccare la profondità. Dopotutto, è un Napoli multiforme che, comunque, ha nella tavolozza di Kvara i colori preferiti. In un’analisi tattica, evidenziare il singolo potrebbe sfumare il sistema, il collettivo. Invece, con Kvara si rischia il contrario, ovvero di non ricordare abbastanza come questo singolo calciatore sia IL fattore tattico principale: la capacità di essere decisivo con la sua imprevedibilità. Sorprende ancora di più la sua sensibilità al gioco e la velocità di apprendimento. Basti pensare che dalla prima partita contro il Verona ad oggi sembra già un calciatore migliore. Contro il Bologna, la sua lettura non banale nell’accentrarsi dentro il campo prima dell’assist vincente per Osimhen è notevole per tempi e visione. Bisogna credere allo stesso Osimhen quando post partita dice che in allenamento il compagno di squadra è ancora meglio.
Mister Bruno Conte
U15 Turris
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