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Milan-Napoli, l’analisi tattica: ecco come Spalletti vince la partita spot della Serie A
È una capocciata di Simeone al 78’ a stordire San Siro e risultare decisiva in Milan – Napoli, la partita spot, il meglio che la Serie A in questo momento ha da offrire per misurare il passo della propria modernità.
Ai grandi assenti Leao e Osimhen, diverse le risposte degli allenatori in base al piano gara studiato. Pioli sceglie Krunic da finto esterno, legandolo a doppio filo coi movimenti incontro alla palla del trequartista de facto De Ketelaere e soprattutto alla necessità di spianare la fascia a Theo per le sue scorribande in conduzione. Spalletti, invece, opta per Raspadori da attaccante di raccordo per consolidare una fase di possesso nei corridoi di rifinitura più pulita e capace poi di tirare fuori la linea difensiva alta e aggressiva del Milan. I rossoneri sono una squadra che ama surfare sulle transizioni, al passaggio cioè tra le due fasi, quella di possesso e non possesso. Alla perdita del pallone, adottano la migliore riaggressione del campionato dove si esaltano le qualità di corsa e dinamicità dei vari Bennacer e Tonali su tutti. D’altro canto, alla riconquista, spaccano il campo appena possibile, compiendo spesso e volentieri attacchi diretti a due o tre tempi. La sensazione è di essere in uno stato di forcing continuo. Per rispondere a questi ritmi, il Napoli, dopo i primi venti minuti sulle corde, ha predicato pazienza, senza mai scomporsi, attraverso una fase di possesso, a partire dalla costruzione dal basso, volta a minare il pressing ultra-offensivo del Milan che nel duello si esacerbava. Attenzione, non abbassando troppo i ritmi, semplicemente regolando il regime tattico della sfida, indirizzando la partita sui binari più conosciuti. Quando nel secondo tempo il triangolo di centrocampo Anguissa-Lobotka-Zielinzki è riuscito ad annodarsi meglio, come sovente capita in questa stagione, il Napoli ha controllato meglio la gara. Il modello fluido del centrocampo di Spalletti è a tutti gli effetti da considerare uno strumento tattico. I tre si avvicinano, scambiano posizione, ruotano, si riallontano, si riavvicinano seguendo solo la posizione della palla in quel dato momento, scegliendo poi se attaccare lo spazio o dare sostegno. Un vero spettacolo. Non più ruoli, ma funzioni, come giustamente si annota a Coverciano. In aggiunta, la solidità di Mario Rui nel proiettarsi sulla linea mediana è ad oggi un surplus di livello che permette, tra le tante cose, di isolare meglio l’1v1 di Kvara, il quale anche in questa partita è risultato decisivo con una sterzata da rigore su Dest, oltre che concorrere in preziosi ripiegamenti, come effettuato da Politano dall’altra parte. La fase di difesa posizionale del Napoli, inoltre, seppur sofferente, non è mai stata boccheggiante con il lavoro di elastico e anticipo dei due centrali Kim e Rrhamani da leader navigati. Ricompattare con blocco medio basso in un 1-4-5-1 quando il Milan costruiva e sviluppava l’azione ha funzionato. Dopotutto, l’idea di Pioli nella propria fase di possesso di arretrare uno dei due mediani tra i due centrali difensivi per alzare in ampiezza i terzini, e quindi liberare spazio sulla seconda linea portando “fuori zona” Lobotka, non ha creato particolari grattacapi a causa anche della bassa velocità nella circolazione della palla. Diversamente, come già detto sopra, alla perdita del possesso azzurro, il Milan alzava vertiginosamente le frequenze diventando un continuo pericolo per la retroguardia del Napoli che doveva ripiegare a palla scoperta. Da sottolineare il gol di Simeone che è un vademecum dell’attaccante: lavora un pallone al limite dell’area, una situazione in cui negli anni è migliorato tantissimo spalle alla porta, timing perfetto poi sul cross col contagiri di Rui, anticipando Tomori in area. Una rete che ricorda quella di Ibra a duello con Koulibaly in uno dei precedenti Napoli – Milan. Una vittoria, quella di Spalletti e della squadra, in casa di chi detiene lo Scudetto, che continua a battere la strada tattica intrapresa dal precampionato estivo. Restare sé stessi, soffrendo, gestendo, attaccando insieme. Anche risultando ruvidi, come l’intervento salvavita di Kim nel recupero. Ancora passi in avanti di Ndombele, dopo i progressi di Scozia: a mio avviso, sarà uno degli elementi che definirà le ambizioni di vetta del Napoli.
Mr Bruno Conte
Uefa C
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