Termina con la vittoria minima del Milan, uno a zero, sul Napoli il primo round dei quarti di Champions a San Siro. Una matrioska tattica in cui il pezzo decisivo lo estrae Bennacer di sinistro, confezionando così la transizione offensiva guidata dall’asse Diaz (soprattutto) e Leao.
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Milan-Napoli, una matrioska tattica: ecco dove gli azzurri hanno perso il match
Spalletti scioglie i dubbi della vigilia inserendo Elmas attaccante centrale nel tridente composto da Kvara e Lozano. Scelta che pagherà poco i dividendi, fallendo probabilmente l’obiettivo strategico pre-gara: favorire col macedone una risalita posizionale del possesso, magari trovando una piega nel triangolo difensivo Krunic-Tomori-Kjaer. Nulla di fatto poiché, oltre alla difficoltà di Elmas di raccordare spalle alla porta, quest’ultimo si è trovato spesso troppo distante dagli esterni e poco coinvolto. C’è da dire, tuttavia, che lo stesso discorso potrebbe riferirsi anche a una punta da nomenklatura come Giroud, ben controllato dalla linea difensiva azzurra.
L'analisi tattica di Milan-Napoli
—La chiave della partita, comunque, è stata ancora una volta il centrocampo e le diverse mosse e contromosse dei due allenatori.
Pioli conferma l’assetto con cui ha largamente battuto il Napoli al Maradona: un occupare e svuotare di continuo il triangolo di centrocampo (anche se questa volta meno fluido) con Bennacer da vertice in trequarti che libera, anche attraverso un lavorio fuori/dentro di Calabria, Diaz alle spalle del centrocampo azzurro. Situazione, questa, in cui Spalletti e lo staff hanno preferito porre degli accorgimenti: abbassare la linea di pressing, formando un 442 in fase di non possesso con Zielinski e Elmas a tergicristallo tra il mediano più vicino, Krunic, che scende tra i centrali, e uno di loro in zona palla; estremizzare la scalata in avanti con Kim ad uscire forte su Diaz se libero dietro Lobotka o addirittura accentrando Mario Rui sullo spagnolo. Una formula ben congeniata che purtroppo ha toppato nell’azione più importante, quella del gol, dove Brahim Diaz è sgusciato via dalle maglie di Lobotka e Mario Rui, disinnescando magistralmente il gegenpressing degli azzurri, ovvero l’arma più affilata del Napoli stagione 22/23.
Occasionissima fallita da Kvara
—In analisi, bisogna dire che l’abbrivio degli uomini di Spalletti è stato imponente con l’occasionissima fallita da Kvara dopo 1’ e un controllo dinamico del match da grande squadra. Ma è nelle tappe centrali, e direi cruciali, dei novanta minuti che il Napoli ha mostrato debolezze e il Milan è riuscito ad indirizzare l’aspetto tattico e soprattutto emotivo della partita, anche graziato dalle paratissime di Maignan (insieme a Tonali, il migliore in campo), sfruttando il suo uomo copertina, Leao, meglio rispetto all’omologo azzurro, Kvara, ancora una volta francobollato da Calabria.
A ciò si aggiunge un nervosismo eccessivo, seppur giustificato in parte dalla mediocre direzione di gara, che ha contribuito ad aizzare l’animosità senza assestare il colpo del pareggio. Basti ricordare che in 10 uomini, dopo l’espulsione di Anguissa, il Napoli abbia fallito due occasioni con Olivera e Di Lorenzo a pochi metri dalla linea di porta avversaria.
Le assenze di Anguissa e Kim peseranno nel match di ritorno? Sì, col primo difficilmente rimpiazzabile in termini di quantità e struttura fisica. Cionondimeno, una rimonta è possibile contro questo Milan, immaginando anche il rientro di Osimhen che non sarà mai al 100%, ma sempre con un indice di pericolosità altissimo, o di Raspadori maggiormente brillante.
Mr Bruno Conte
U15 Turris
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