Cari lettori di CalcioNapoli1926, vi diamo il benvenuto al terzo appuntamento della rubrica #Chenesannoi2000, a cura di Domenico D'Ausilio e Giovanni Frezzetti. Proporremo, di volta in volta, la scheda e un'intervista esclusiva ai nostri microfoni ad un ex calciatore del Napoli che ha militato in maglia azzurra tra gli anni 90 e inizio 2000. Per il terzo episodio, nostro ospite è stato Gianluca Luppi.
Il difensore goleador
#Chenesannoi2000 – Luppi: “Baggio mi rubava le punizioni. A Napoli feci esplodere lo stadio”
L'ex difensore è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per raccontare alcuni aneddoti della sua carriera e commentare la situazione attuale del mondo del calcio
Luppi, il difensore goleador
Gianluca Luppi, difensore che ha militato in tante squadre italiane come Bologna, Juventus e Venezia, ha giocato a Napoli per una sola stagione: 2001-2002 in Serie B con Luigi De Canio in panchina. Fu un'annata abbastanza esaltante sia per la squadra, la quale mancò la promozione in massima serie per un soffio arrivando quinta, che per il numero 5 azzurro. Arrivò dal Venezia appena promosso in Serie A, collezionando trenta presenze e ben quattro reti tra campionato e Coppa Italia in quella stagione. Ad aprile 2002 riuscì nella piccola impresa di segnare per tre gare di fila. Showman (soprannome datogli da Raffaele Auriemma nelle sue radiocronache) era uno specialista dei calci piazzati: tre dei suoi quattro gol arrivarono da palla inattiva. Due su rigore e uno grazie ad una splendida punizione contro il Messina. De Canio lo schierava come difensore destro o sinistro nel suo arcigno 3-5-2. In quella stagione è stato l'antesignano di Hugo Campagnaro in quella zona di campo. Come l'argentino con Mazzarri, Luppi si sganciava dai tre dietro per cercare fortuna in attacco, la quale arrivò durante la trasferta di Crotone trovando un bel gol (l'unico su azione). A fine stagione non fu confermato dal club partenopeo nonostante avesse disputato la migliore stagione in carriera sotto l'aspetto realizzativo.
Le altre esperienze
Gianluca Luppi è cresciuto tra il Crevalcore e il Bologna ma nel 1990-1991 arrivò la chiamata della Juventus che lo acquistò per ben quattro miliardi di lire. Restò due anni in bianconero, giocando insieme a Roberto Baggio, per poi militare nella Fiorentina con Batistuta per tre stagioni, di cui una nella serie cadetta. Poi Atalanta e Ravenna in Serie B prima di approdare a Venezia dove giocò 120 partite ufficiali condite da sette reti, ottenendo nel corso di quattro stagioni due promozioni in Serie A. Dopo Napoli, chiuse la carriera nella sua regione, l'Emilia Romagna, fra Cesena, di nuovo Ravenna e Crevalcore dove ebbe inizio la sua carriera.
L'intervista esclusiva a Luppi
Lei ha attraversato tre decenni calcistici da giocatore: Anni ’80, ’90 e ‘2000. In che direzione sta andando oggi il calcio e come sta cambiando?
“Io ho esordito nel 1984 e ho smesso e nel 2006. Sicuramente gli Anni ’80 e ’90 erano impressionanti per la qualità dei calciatori che giocavano in Italia. Tutte le squadre del campionato avevano un giocatore importante. Prima c’era un rapporto umano diverso, oggi i calciatori vivono blindati e con i tifosi c’è meno contatto. Era un calcio più veritiero e passionale”.
In quegli anni c’erano anche tante squadre “piccole” che facevano degli exploit.
“Ad oggi è molto difficile vedere una cosa simile. I budget tra le big e le ‘piccole’ sono troppo diversi. Chi si può permettere una rosa più profonda è sicuramente avvantaggiato. Mi fa piacere rivedere il Venezia in Serie A, squadra che ho allenato e in cui ho giocato. Fa ritornare alla mente dei momenti di sport bellissimi come gli scudetti del Verona e della Samp. Cose ormai irrealizzabili”.
Che esperienza è stata a Napoli?
“Il mio arrivo a Napoli è stato casuale. Dopo i 4 anni al Venezia avevo ormai 35 anni ed ero svincolato. Il mio procuratore, Paolo Conti (ex portiere della Nazionale ndr), mi chiamò e mi disse che il Napoli, appena retrocesso in Serie B, era interessato a me. Gli ho subito risposto che avrei fatto di corsa un’esperienza in azzurro. Il motivo stava nel fatto che mio padre ha fatto il militare a Napoli e mi ha sempre parlato bene della città e delle sue bellezze. Quindi ero contentissimo quando ci fu la possibilità. C’era De Canio come allenatore, ci parlai e mi fece capire che cercava un calciatore d’esperienza che ogni tanto potesse dare una mano. Non ero la prima scelta, e a 35 anni mi stava bene così”.
Poi la storia ha preso una piega diversa: è diventato titolare ed anche un goleador.
“Con costanza ed impegno mi guadagnai il posto da titolare a 35 anni. Ricordo una partita col Modena persa pesantemente per 4-1 in cui ero in panchina. Dopo quella gara giocai sempre. Feci 3 gol consecutivi, uno col Messina su punizione sotto la Curva A”.
Un gol che fece esplodere lo stadio…
“Sì, venivo da due gol consecutivi, uno al Bari e uno al Crotone. L’allenatore del Messina era Arrigoni, che io conoscevo bene. Prima della gara scherzammo e mi disse che ero l’unico che non avrebbe fatto marcare. Invece, poi gli ho fatto gol”.
Un solo anno ma molto intenso, poi fu mandato via perché bisognava ringiovanire la rosa.
“Mi dissero che ero troppo vecchio, ma poi presero Carrera che era anche più grande di me (ride ndr). Ma alla fine è stata una bellissima esperienza, peccato per la promozione sfumata. Con qualcuno di quella squadra è capitato di rincontrarci e rivivere insieme dei bei ricordi”.
Ad inizio carriera non era un difensore goleador, poi qualcosa è cambiato quando ha iniziato a tirare le punizioni.
“Ad inizio carriera ho giocato con calciatori come Baggio e Recoba. Le punizioni erano roba loro. Quando ero alla Juve io già tiravo le punizioni, ma solo in allenamento. In partita le prendeva tutte Baggio. Con lui avevo un bel rapporto, lui in allenamento mi prendeva in giro e mi diceva ‘Dai Lupo, su 10 punizioni secondo me ne segni 2-3 anche tu! (ride ndr)’. Io in allenamento continuavo a tirarle, avevo una passione”.
E questa Serie A sarà un duello Milan-Napoli?
“Il Milan è una riconferma, l’anno scorso fino ad un certo punto se l’è giocata con l’Inter. A me il Napoli ha sorpreso, la squadra è quella dell’anno scorso. Con l’innesto di Anguissa ha aggiunto ulteriore qualità. Poi Spalletti è un grande allenatore. Ho visto un paio di partite e il Napoli gioca davvero bene. Direi che sarà una corsa a tre fra le milanesi e gli azzurri, le altre difficilmente potranno rientrare. Vediamo poi se il Milan andrà avanti nelle coppe europee, può essere un piccolo vantaggio avere una gara a settimana”.
Ora nel calcio c’è la tecnologia: doveva essere un passo avanti, invece continuano ad esserci polemiche.
“C’è sempre l’interpretazione dell’arbitro. Io mi tengo il mio calcio senza Var, anche perché sarebbero fioccate un bel po’ di squalifiche per i difensori (ride ndr). Ora devi stare attento a tutto perché altrimenti rischi”.
Una carriera lunghissima, tanti campioni che ha affrontato e con cui ha giocato: mi dice il suo podio?
"Maradona, Baggio e Van Basten. C'è poco da aggiungere".
A cura di Domenico D'Ausilio e Giovanni Frezzetti
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