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È la Storia che ha «deciso» il gol di Raspadori: la lettera toccante di un tifoso

È la Storia che ha «deciso» il gol di Raspadori: la lettera toccante di un tifoso - immagine 1
La voce ai tifosi: quelli veri, sanguigni ma anche colti ed analitici. Per un "risarcimento" sportivo e storico di tante ferite e disillusioni passate

L'importanza storica, sociale dell'ormai raggiunto Terzo Scudetto del Napoli. Speciale soprattutto nel modo in cui arriverà: pulito, incontrovertibile. Napoli ha insegnato all'Europa del calcio (e non solo) un nuovo modo di vincere nello sport come nella vita. Che neanche sarebbe nuovo o stra-ordinario se non si fosse sprofondati per buona parte in un business senza più cuore. Il Napoli di Spalletti non ha atteso nella propria area di rigore per poi sfogarsi in velocità. Ha saputo dosarsi come le grandi squadre del mondo e della Storia, ma lo ha fatto sempre con decisione e leggerezza, planando sulle cose in modo non superficiale come scriveva Italo Calvino, tra i più rivoluzionari e sperimentatori letterati del Novecento. La stessa Storia che ha risarcito i tifosi che avevano potuto ammirare Diego ma anche i postumi di una vittoria che sembrava possibile solo in quella maniera: col migliore di tutti i tempi (che aveva scelto proprio Napoli!). Ci è arrivata oggi una lettera commovente di un tifoso - Luigi Maria Vitale, uno stimato gastroenterologo del Policlinico di Napoli - che non ha saputo trattenersi dall'emozione e dal ricordo in un flusso di coscienza che parte dal lontano 1988...

La lettera sentita di un tifoso dopo Juventus-Napoli

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"Il primo maggio 1988 ero sugli spalti del Maradona, allora San Paolo, Napoli-Milan 2-3. L'amarezza per la perdita di uno scudetto che ormai sentivamo di aver già vinto fu enorme, la mia tristezza indescrivibile: perciò cercavo di trovare qualcosa che potesse alleviare almeno un po' la mia angoscia sportiva e che potesse in qualche modo giustificare quanto accaduto in quel pomeriggio. Sembrava un torto immeritato perpetrato da un destino sportivo cieco e crudele che straziava i suoi sogni senza alcuna pietà. Per fortuna riuscii a trovare qualcosa: la meraviglia del gioco del Milan di Sacchi, di quella squadra che giocava in 30 metri con una organizzazione, una potenza ed un'eleganza che mi rendevo conto di non aver mai visto prima e che mi avevano, purtroppo, sbalordito. Ed allora provai a considerare che, in fondo, avrebbe vinto lo scudetto la squadra migliore, e sforzandomi di pensare ciò mi ritirai mestamente a casa immerso nella mia profonda ed inconsolabile tristezza.

Il 18 aprile di quest'anno il Milan ha di nuovo spento i sogni di noi tifosi napoletani privandoci di una semifinale Champions che pure sentivo che avremmo meritato noi. Però è tutto diverso rispetto al 1988. Io non sono più un ragazzo di 25 anni, sono un quasi sessantenne che in fondo non ha mai creduto che il Napoli potesse realmente vincere la Champions per vari motivi che qui sarebbe lungo elencare. Ma soprattutto pero è diversa un'altra cosa da quel primo maggio: non ho trovato nulla che potesse alleviare il mio dolore sportivo perché il bel gioco lo abbiamo fatto noi, altro che il Milan, e perciò all'amarezza si è aggiunta una rabbia feroce per la consapevolezza di essere stati vittima di un disegno che non voglio dire abbia determinato il risultato ma "orientato" certamente sì, creando i presupposti perché il Napoli finisse nella trappola senza poterne più uscire. Insomma il Milan di Sacchi ha vinto meritatamente con il gioco, questo Milan ha passato il turno per il suo potere politico in UEFA! E questo mi fa schifo. Perché la semifinale la meritavano la squadra più forte, il Napoli, e lo stesso torneo della Champions che forse ha perso la finale più emozionante per gli amanti del bel gioco: Napoli- City.  Per parlare di Juve-Napoli non potevo non partire dalla settimana che l'ha preceduta, ovvero quella post eliminazione Champions.

Sì, perché è in questi giorni di preparazione alla sfida di domenica che a mio parere si trova il senso di una impresa sportiva unica e penso irripetibile come la conquista dello scudetto di questo Napoli.  Che per me è il primo vero scudetto "normale" perché i primi due sono venuti grazie ad un marziano del calcio che li ha resi " illegali". Non era facile affrontare la nemica di sempre nel suo fortino, animata da una rabbiosa sete di rivincita per i 5 gol presi all'andata, galvanizzata dalla restituzione dei 15 punti e dal passaggio del turno in coppa, desiderosa di rimandare e mortificare il clima di festa che già si respira in città. E se da parte torinese alla vigilia c'era tutto ciò, dalla nostra c'era da smaltire la delusione per una eliminazione che tutti, squadra, allenatore e tifosi riteniamo ingiusta, un'occasione storica per alcuni irripetibile ma non certo per quelli come me che sono sicuri che il Napoli, in un modo o nell'altro, con questo presidente od un altro, sia ormai destinato a rivestire un ruolo importante in Italia ed in Europa in maniera stabile e duratura.

Ed allora come è potuto accadere che un manipolo di bravi ragazzi allenati da un toscanaccio dal carattere che tutti sappiamo sia riuscito a vincere dominando nel covo dei pirati?????

Semplicemente perché lo ha voluto la storia! Quella stessa storia iniziata tanti anni fa, in quel lontano 6 aprile 1975 ( sempre aprile...) quando il sogno scudetto dello stupendo Napoli di Vinicio veniva distrutto da un maledetto rimpallo in area di rigore nei minuti finali concretizzato in rete da " core ingrato", lo stesso Altafini che negli anni precedenti aveva alimentato, insieme a Sivori, le speranze e le illusioni del popolo napoletano che adesso stava giustiziando.

Da allora nasce una rivalità storica, epica, profonda, insanabile, tra l'arroganza, la prepotenza, la disonestà, il potere dei soldi da un lato e la passione, l'entusiasmo, la fantasia e l'onestà dall'altro. Valori che avrebbero poi trovato negli anni 80 il loro paladino nell'unico grande Uomo che sul pianeta potesse contrapporsi all'ingiustizia dei palazzi del potere. Ecco perché Diego è vivo più che mai nei nostri cuori e sempre lo sarà!

Ma allora però finito Lui è finita la speranza di poter rivincere lo scudetto? Non nascerà più un altro Maradona oltretutto disposto a venire tra i poveri del calcio a renderli grandi contro tutto e tutti come ha fatto Diego, e quindi? Ammetto che per un po' questo orrendo pensiero è venuto anche a me dopo lo scudetto perso con Sarri.

Il 22 aprile 2018 sembrava proprio che la storia stesse per completare il suo corso naturale di risarcimento nei confronti dei tifosi napoletani in credito da anni con il gol di Kalidou Koulibaly, uomo vero capitano di un Napoli guidato all'epoca da un altro condottiero che voleva combattere contro il palazzo in nome del popolo. Per rivincere lo scudetto ci voleva quindi qualcosa di straordinario capace di andare oltre la straordinarietà di Maradona e che stravolgesse il corso di una storia troppo sorda ai desideri dei tifosi napoletani, qualcosa insomma che la rendesse "umana" e per questo finalmente sensibile alla profonda umanità dei veri tifosi del Napoli.

Ed ecco allora che si realizza l'incantesimo, l'impensabile, l'inimmaginabile: arrivano a Napoli un ragazzo georgiano di appena 21 anni di cui non si riesce neanche a pronunciare il nome ed un ragazzo coreano di 25 anni. E chi devono sostituire? Koulibaly ed Insigne... e poi c'è Osimhen! Questi tre ragazzi hanno una cosa in comune, non parlano l'italiano, ma non ne hanno bisogno per parlare al cuore dei napoletani: per quello basta il loro entusiasmo, la loro gioia , la loro gratitudine nei confronti di quello sport a noi tanto caro che ha consentito loro un riscatto sociale che li ha sottratti molto probabilmente ad una vita di sofferenza e di povertà. Riscatto, sofferenza, povertà, gioia....ma allora sono Napoletani, forse lo sono sempre stati anche senza saperlo e sono arrivati finalmente qui a difendere i loro valori ed i loro colori contro tutto e contro tutti, come aveva fatto solo Diego ( ammetto che mentre scrivo queste cose mi sto commuovendo....). E poi in questo Napoli hanno trovato altri ragazzi puliti ed entusiasti come loro, Di Lorenzo, Meret , Lobotka, Simeone, Raspadori solo per citarne alcuni.

Ed ecco allora che dinanzi a tanta bella e sana gioventù anche la Storia, quella sana e vera, ha capito che era il momento di rendere ragione a tanta bellezza e lo ha fatto nell'unico modo possibile il 23 aprile (ed in quale altro mese sennò...).

Il Napoli lo scudetto lo avrebbe comunque vinto, si può dire che lo avesse già vinto.

Ma per la Storia doveva avvenire quella sera, in quello stadio, contro il nemico di sempre tante volte vincitore disonesto e prepotente oltre ogni ragionevole vergogna. Lo ha prima illuso con un gol irregolare giustamente annullato, come tante volte lui ha illuso gli avversari, per poi colpirlo con lucida e ferma determinazione armando la mano (o meglio il piede) di Giacomo Raspadori, un ragazzo dalla faccia pulita come pochi che ha fatto di tutto in estate per venire al Napoli e che per questo merita di entrare nella Storia del Napoli, gia in quella Storia dalla quale tutto è nato e che forse ha ispirato anche le mie parole ed i miei pensieri...".