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LE AVVERSARIE – L’Atalanta di Bergamo, dalla città-fenice una squadra che arde

Mattia Fele

Nella prossima gara di campionato il Napoli affronterà a Bergamo l'Atalanta di Gasperini, reduce da un ottimo periodo di forma. Nella passione dei nerazzurri c'è la voglia di riscatto e rinascita di una città intera.

Ancora le stridule urla di dolore e sgomento fanno eco nelle piazze di Bergamo, preda eletta del Sars-CoV-2, soppiantate a fasi alterne da esultanze vive a pugni chiusi, come a voler dimenticare - e combattere – coi volteggi di un pallone un recente passato spaventoso. Così la Dea Atalanta si fa vettrice di una coesione sociale che rinverdisce una speranza.

L’Atalanta di Bergamo scopre l’Europa

I Quarti di Champions, agguantati nel primaverile silenzio di Spagna, entrano nella trama di Bergamo al termine di un girone con alti e bassi: muovendosi in punta di piedi come voce nuova nel capitolo delle Grandi d’Europa, l’Atalanta fatica ad ingranare causa l’inesperienza e una quadra non subito centrata. Il grattacapo si ostina per tre gare, dopodiché i nerazzurri, persa ogni speranza di qualificazione, si tiran su dalle fiamme rifilando un tris poderoso ad una delle squadre veterane della competizione, lo Shakhtar Donetsk. Il sorteggio degli ottavi favorisce la Dea, chiamata a giocarsi l’immortalità contro una delle formazioni più abbordabili dell’urna, il Valencia. Risultato: 4-1 a San Siro, 3-4 al Mestalla. Una città in festa col can che dorme dietro agli spari di gioia. Nessuno lo avrebbe immaginato, ma proprio la calca di San Siro sarebbe divenuta fase zero di un numero interminabile di bollettini sanitari che hanno abbattuto – ed era ora – un certo calciocentrismo.

Prima del calciatore, l’uomo. Prima del calcio, l’Umanità

Primo Levi in un giorno del secolo scorso scrisse: “Tutti coloro che dimenticano il passato sono condannati a riviverlo”. Un monito che ci propone di ripartire dalla memoria. E chi se li scorda quei 70 mezzi militari che il 18 marzo hanno sfilato di fronte alla nostra serafica inquietudine, nel silenzio di una strada barricata, sotto una luce tiepida che emanava – tutta sola – un blando calore.

Da qui, da queste immagini cupe prende forza una città come una squadra, già forte di suo ma investita di una missione ad oggi ben più grande: quella di rappresentare la comunità che più ha patito il Covid-19 in Italia con le sole armi delle gambe, della passione e della forza di volontà. Si direbbe un ritorno dell’uomo al suo farsi uomo, un nuovo principio da una nuova fine. Inter-esse, non interessi. A questo può portare, d’altronde, la sofferenza: all’abbrutimento o alla responsabilità. Giudicate un po’ voi da che parte stia il capitano dell’Atalanta, Alejandro Gomez:

“Rappresentare Bergamo è una grossa responsabilità: quella di dover essere anche un esempio. Bergamo ha sofferto, tanto. Giocare per Bergamo è un’investitura. Dobbiamo cercare di continuare a fare le cose straordinarie che stavamo facendo e abbiamo dovuto lasciare a metà. Saremo nel mirino, ma lo siamo sempre stati negli ultimi anni”.

Dichiarazioni di una semplicità folgorante di un uomo che è ripartito dal vero inizio, come quando si sbatte contro un intoppo in un’espressione matematica e si ripercorre di nuovo e ancora con la penna il foglio di carta. Gomez prende spunto da quei pochi, buoni valori che prima del lockdown in molti avevano dimenticato - o non conoscevano - e che ora farebbero bene a riprendere - o ad imparare -.

Prima del calciatore, l’uomo. Prima del calcio, l’Umanità.

 

 

La sirena Partenope sul cammino di una Dea

Più volte Gasperini ha ricordato come proprio da una vittoria a Napoli (nel 2017, doppietta di Caldara ndr) la Dea abbia intrapreso l’ascesa all’Olimpo, forte di un’organizzazione tecnico-tattica che ancora oggi non rinuncia ai propri princìpi cardine: l’anticipo in difesa, la densità in area avversaria, l’uomo-contro-uomo in tutte le zone del campo. La squadra di Gattuso dovrà allora tenere alta la guardia non solo in fase di costruzione, ma anche a difesa schierata: l’Atalanta è sesta nei cross effettuati in Serie A, prima nei tiri realizzati, prima nei goal e negli assist, seconda nei goal di testa (il Napoli è terzo) e conta anche un buon possesso palla (terza dopo Napoli e Juventus).

Insomma, i pericoli possono giungere da ogni dove. Oltre alle giocate tipiche, come i cross dell’esterno per l’esterno opposto che rifinisce o gli inserimenti dei trequartisti in area, bisognerà ben guardarsi dalle verticalizzazioni improvvise e dai tiri da fuori.

C’è ancora altro che colpisce, ed è l’impressionante duttilità dei calciatori nerazzurri: i difensori hanno ottimi piedi e spesso accompagnano l’azione, i centrocampisti o spesso il trequartista si abbassano per impostare e portare fuori un marcatore avversario, l’esterno alto si improvvisa centravanti e spesso si ritrova al tiro. Presumibilmente il Napoli partirà con molta accortezza e cercherà quando in possesso di superare la prima pressione, ma attenzione al recupero palla e al contro-contropiede. Una cosa è certa: sarà spettacolo.

Post fata resurgo

 Tant’è che è bastato poco all’Atalanta per esprimersi agli stessi livelli stratosferici del “prima”. Pronti-via ed ecco i primi 4 goal della premiata ditta Gasperini, squadra che ha segnato di più in tutta Europa dopo il Bayern Monaco. Gomez e compagni hanno prima asfaltato il Sassuolo – che ha pareggiato 3-3 in casa dell’Inter tre giorni dopo – e poi rimontato una Lazio lanciatissima, che aveva trovato la rete due volte nei primi 20’. La squadra di Simone Inzaghi ha dovuto cedere all’incalzare degli attacchi della squadra-città fenice, che del grosso disastro tra le mani ha raccolto le ceneri e ne ha fatto combustibile per un finale adrenalinico.

Un eroismo semplice, logico, quello dell’Atalanta di Bergamo: dalla città-fenice una squadra che arde.

  

Di Mattia Fele

 

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