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Amarcord Sampdoria Napoli
Forse lettori più giovani non ricorderanno il calciatore che stiamo per presentare, ma sappiate che questo professionista - arrivato peraltro come una stella - ha indossato la 10 del Napoli e, in sede di mercato, fu clamorosamente preferito a due "megattere" del calcio mondiale: Roberto Baggio e il giovane Ronaldinho. Insomma, non proprio due profili qualunque.
Stiamo parlando del centrocampista brasiliano Joubert Araújo Martins, in arte Beto. Arrivato in Italia a soli 20 anni, il giovane fu prelevato dal Botafogo per 5 miliardi di lire. L'ex presidente del Napoli Corrado Ferlaino diceva di lui: "E' il numero uno della nazionale olimpica, non farà rimpiangere Baggio". Tuttavia, secondo le cronache dell'epoca, il giovane - pur baciato da un talento tanto grande quanto sregolato - non fu un provetto professionista.
Di lui si ricorda, tra gli altri aneddoti, l'imperdonabile ritardo nel tornare a disposizione dalle vacanze pasquali. Ma non è tutto. Pare infatti che il ragazzo fece rientro al Centro Paradiso con un figlio, un pargoletto di cui nessuno sapeva niente. Eppure oggi, parlando di Napoli, Beto dice di avere tanti bei ricordi (in una recente diretta su Instagram si è presentato ai fan con una maglia azzurra) e giura di non aver mai saltato un allenamento.
Chiamato per fare la differenza, nella stagione 96-97, Beto mette a segno solamente quattro gol, tutti di pregevolissima fattura... come ad esempio quello con cui ha trafitto l'Inter in semifinale di Coppa Italia. Il telecronista di quella partita era Bruno Pizzul: lo chiamò Caio (che invece vestiva il nerazzurro) per tutto il corso dei novanta minuti, ma questa è un'altra storia.
Cari lettori, a questo punto vi starete chiedendo cosa c'entri Beto con la Sampdoria. C'entra eccome visto che una delle sue quattro gemme l'ha infilata proprio al Ferraris. Era il 29 settembre del 1996 e il Napoli, guidato dal compianto Gigi Simoni, riuscì ad espugnare non senza difficoltà il fortino di Genova. Occhio che la Samp di Sven Goran Erikson era una formazione di tutto rispetto. Proviamo solo a fare qualche nome: Mihajlovic, Veron, Montella, Mancini. Bastano questi quattro campioni a delineare il profilo atomico di quell'undici.
I partenopei, dal canto loro, erano ben lontani dai fasti maradoniani. In squadra non c'era un calciatore in grado di fare davvero la differenza, forse l'indolente Beto era proprio la punta di diamante di un collettivo destinato alla rovina. Ma veniamo alla cronaca: quando l'orologio segna il minuto 73 Beto sale in cattedra. Il gol è di quelli speciali: il brasiliano prende palla a centrocampo, lascia sul posto Mannini con un tunnel e poi, sfruttando lo slancio, fa partire un tiro tremebondo. La palla s'insacca inesorabilmente alle spalle del povero Ferron. Che meraviglia. Diceva Fabrizio De Andrè della povera Marinella: "Come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno come le rose". Allo stesso modo Beto riuscì a splendere per un solo istante, senza mai incidere veramente nella variegata storia di questo club.
In allegato il video:
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