Che cosa, in particolare?
«Innanzitutto il carisma. Il professionista Conte, in aggiunta a quello che un allenatore già fa, darà l’impronta tecnica subito riconoscibile e interpreterà il ruolo di leader che è di importanza vitale dentro uno spogliatoio. Il gruppo individuerà subito in lui la guida, il faro, l’insegnamento. E quando lo interiorizza ciascun giocatore fino a diventare mentalità di squadra, ognuno sarà poi spinto a dare il meglio per il proprio allenatore e per la maglia».
A proposito di carismatici e vincenti, oggi sul tetto d’Europa c’è Ancelotti che lei ha conosciuto e che a Napoli non ha raggiunto risultati all’altezza della propria fama. Perché?
«Capita una battuta a vuoto, nella carriera di un allenatore. Carlo ha dimostrato dovunque di essere un vincente ma a Napoli non è riuscito ad impattare come avrebbe meritato. Insieme a Guardiola e allo stesso Conte resta uno dei migliori al mondo».
Quanto sarà impegnativa la ricostruzione, dopo una stagione deludente?
«Antonio sa che Napoli è una piazza delicata ma evidentemente aveva bisogno pure di questi stimoli. Farà benissimo».
Sarri aveva regalato bel gioco, poi il Napoli di Spalletti è stato non solo bello ma anche vincente. Con l’avvento di Conte diventerà cinico?
«Antonio è un martello, punta tanto sul lavoro di campo. Metterà su una squadra che rispecchierà il suo modo di essere e che attaccherà con ferocia l’obiettivo. Mancherà l’appuntamento con le coppe europee e quindi ci potrà lavorare con più profitto in settimana sul campionato. Prenderà in mano una realtà che deve tornare a vincere. Se ha deciso di firmare per il Napoli, significa che ci crede moltissimo e ritiene che il suo modo di lavorare possa metterlo in mostra. Sarà la sua prima esperienza al sud da tecnico, vuole verificare se in questo ambiente caloroso e passionale potrà replicare i risultati ottenuti in passato: è un test importante anche per lui».
Per vincere servono i gol. Risponda da attaccante: Osimhen o Lukaku?
«Per il sistema di Conte, la prima punta è fondamentale. Avrà bisogno di un centravanti protagonista».
Prima di diventare suo compagno alla Juventus, Conte fu avversario a Euro 2000 sebbene non abbia giocato la finale. Il golden gol lo ha inventato Trezeguet?
«Facemmo scuola. Noi francesi fummo i primi a vincere Mondiali ed Europei in sequenza. Segnai a Toldo, ma ad una manciata di minuti dalla fine dei tempi regolamentari eravamo ancora sotto di un gol. Fu la vittoria della squadra e non solo della tecnica. Arrivò al culmine di un periodo magico per me: avevo da poco firmato con la Juve».
Il suo pronostico per Euro 2024?
«Francia favorita, non si può nascondere: ha i giocatori migliori e in tanti giocano nei top club. Credo molto anche nel vivaio francese, che resta una risorsa per il calcio internazionale. Lì ci sono i giovani sui quali investono tutte le big. L’Italia per storia e tradizione proverà a vincere ma ricomincia un ciclo e potrebbe anche arrivare tra le prime quattro».
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