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Superlega, undici club di Serie A chiedono sanzioni in una lettera: il Napoli non firma

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Il cerchio si stringe intorno alle grandi fuggiasche. Dopo la Federcalcio, pronta a inserire una clausola anti-Superlega nell’iscrizione al campionato, anche la Serie A si è mossa. “Analizzare in Assemblea i gravi atti posti in essere dai...

Domenico D'Ausilio

Il cerchio si stringe intorno alle grandi fuggiasche. Dopo la Federcalcio, pronta a inserire una clausola anti-Superlega nell’iscrizione al campionato, anche la Serie A si è mossa. "Analizzare in Assemblea i gravi atti posti in essere dai club Juventus, Milan e Inter e dai loro amministratori, e le relative conseguenze". Si legge in una lettera firmata da undici società, quindi la maggioranza, del campionato italiano.

Superlega, undici club di Serie A chiedono sanzioni: non c'è il Napoli

 (Getty Images)

Un modo nemmeno troppo velato per chiedere delle sanzioni, più verso i dirigenti che non le squadre. L’atto di accusa inviato al presidente della Serie A Paolo Dal Pino dagli undici club (Roma, Torino, Bologna, Genoa, Sampdoria, Sassuolo, Spezia, Benevento e Crotone) a cui si sono aggiunti in questa circostanza anche Parma e Cagliari, continua con quello che sembra un avviso ai naviganti: "Hanno sviluppato e sottoscritto il progetto Superlega agendo di nascosto, ad evidente e grave danno del complessivo sistema calcio italiano. Ad oggi inoltre non hanno ancora formalmente comunicato il ritiro dal progetto con l’evidenza di un possibile e inaccettabile riavvio". Il primo passo delle undici società sarà chiedere le dimissioni di Marotta  come rappresentante della Serie A nel Consiglio federale. Lui si è detto pronto a lasciare il posto, se la maggioranza in seno alla Lega glielo chiederà. A votarlo sono stati in otto, a gennaio. Ma per analogia con quanto previsto per il consiglio di Lega, si dimetterà solo se a sfiduciarlo saranno in 14, ossia la maggioranza qualificata. L’altro obiettivo è Agnelli. Anche perché l’UEFA non è disposta ad ascoltare l’Italia sulle riforme future se i dirigenti coinvolti non lasceranno i loro incarichi. Lo riporta l'edizione odierna di Repubblica.