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(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
La nottata deve passare in qualche modo, questo è certo, e per il resto è soltanto una questione di punti di vista. Anzi di strategie, silenzi e cinguettii. O magari chiacchierate blindate: come quella che lunedì notte, a distanza di quasi ventiquattro ore dai comunicati ufficiali dei fondatori della Superlega, è andata in scena tra un emissario di JP Morgan e Aurelio De Laurentiis. Oggetto: la disponibilità del Napoli ad affiancare i dodici soci per raggiungere la quota prevista dei quindici stabili, e dunque di partecipare alla rivoluzione del calcio.
De Laurentiis si è limitato a un cinguettio postato ieri su Twitter intorno alle 15. "Jp... chi? La scorsa notte dormivo". Messaggio stringato e talmente minimal da non lasciare intendere la sua posizione in merito: strano davvero, considerandone l'indole e la solita, grande partecipazione alle questioni politiche del calcio. Però messaggio che fa il paio con la linea adottata già lunedì pomeriggio in occasione dell'Assemblea di Lega: tutti i partecipanti hanno raccontato che non ha proferito parola. Neanche una. E il suo silenzio ha fatto decisamente rumore almeno quanto i ricordi: il presidente del Napoli, del resto, parla da anni di un'ipotetica Superlega per rifondare il calcio italiano. Un precursore e poi un virtuoso: perché i conti del suo club sono in ordine come pochi, a questo punto pochissimi altri.
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