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Stadi, CONI, Figc e Lega Calcio: “Impianti in uno stato obsoleto e carente”

Maria Ferriero

Figc, CONI e Lega Calcio fanno fronte comune e presentano una precisa richiesta al Governo. In una lettera aperta, infatti, i rappresentanti del calcio italiano hanno chiesto una maggiore attenzione alle strutture, agli stadi ed a tutti gli...

Figc, CONI e Lega Calcio fanno fronte comune e presentano una precisa richiesta al Governo. In una lettera aperta, infatti, i rappresentanti del calcio italiano hanno chiesto una maggiore attenzione alle strutture, agli stadi ed a tutti gli impianti sportivi. Di seguito il contenuto della lettera, firmata da Malagò, Gravina e Dal Pino, il cui contenuto è stato riportato dal portale online della Gazzetta dello Sport.

Stadi italiani, la lettera del calcio italiano

 “Dobbiamo evidenziare e denunciare lo stato obsoleto e carente delle infrastrutture sportive del nostro Paese, imparagonabili rispetto agli stadi presenti in Europa. Il confronto con il contesto europeo è impietoso. L’Italia si pone alle spalle di Inghilterra, Germania e Spagna in termini di ricavi medi da gare, spettatori, modernità degli impianti, numero di nuovi stadi costruiti negli ultimi vent’anni. Le case per i nostri tifosi non sono più accoglienti, necessitano di un rinnovamento profondo non più procrastinabile e richiesto a gran voce da molte società, fermate da una burocrazia che impedisce loro di investire e rinnovare, anche a beneficio dell’intero sistema sportivo italiano. I tempi medi per ottenere l’autorizzazione ad erigere un nuovo impianto in Italia variano tra gli 8-10 anni, dato sensibilmente superiore rispetto al benchmark europeo che si attesta a 2-3 anni. 

Tra le richieste quelle di ridurre il numero di autorità competenti coinvolte nel processo autorizzativo, allineandoci alle best practice di mercato. Comprimere il numero di fasi previste dall’iter autorizzativo, attualmente 7, avvicinandoci alle best practice europee. Rimuovere i vincoli legislativi relativi alla destinazione d’uso delle strutture, in particolare per quanto riguarda il divieto ex-ante di prevedere opere residenziali".