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rassegna

Spalletti il rivoluzionario: le sue idee nuove e moderne hanno cambiato il calcio

Emanuela Castelli

La lunga attesa

Luciano Spalletti giunse a Napoli, ereditando un clima di sfiducia pesantissimo, conseguenza naturale della seconda mancata qualificazione in Champions League, a seguito di una partita inimmaginabile con il Verona. Il tecnico sapeva che doveva recuperare - in primis - il rapporto tra squadra e piazza, far sentire ai tifosi che il Napoli c'era, ch'era un onore vestire quella maglia. Quasi due anni dopo, si appresta a vincere il tricolore, dopo trentatré anni di sogni spezzati e desideri sfumati. E lo sta facendo rivoluzionando il calcio, ed andando ad insegnare l'arte del bel gioco - ma concreto - in giro per l'Europa.

Spalletti, l'uomo che rivoluzionò il calcio

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Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "In nove mesi, da quel 15 agosto e dalla goleada di Verona, non è cambiato praticamente niente, anzi sì: perché nel calcio di Ferragosto, e pareva un’illusione, ora è entrata anche l’autorevolezza, la padronanza di un palleggio che anestetizza e soffoca, il senso compiuto di un capolavoro. «Io non ho molto tempo, avendo 64 anni, e quindi non so quanto resterò ancora in panchina: devo dare valore a tutto ciò che mi passa davanti, sentirmi pieno ed appagato». E provare quella felicità che s ta spruzzando su quella Napoli che ha conquistato immediatamente, sin dal luglio del 2021, quando muovendosi tra le macerie per la seconda qualificazione in Champions fallita, si presentò a modo: «Continuo il mio tour dell’anima...» (...) Il Napoli non ha limiti e neanche frontiere, ha un calcio che ha un respiro internazionale, è un modello, è divenuto l’argomento di discussione di Guardiola («per qualità di gioco è la squadra, forse, più forte d’Europa»), il riferimento di Klopp («chi vuole vincere la Champions deve battere il Napoli»), è un momento di distrazione per Southgate («può fare l’accoppiata»). Il Napoli dei gironi ha devastato la concorrenza, sempre padrone dei momenti, dalla prima all’ultima giornata, ha concesso soltanto al Liverpool, negli ultimi dieci minuti, a qualificazione ottenuta e primo posto garantito dalle cinque vittorie precedenti. E con l’Eintracht, nell’ottavo che gli ha regalato per la prima volta i quarti, ha dominato tatticamente e cerebralmente sia all’andata che al ritorno: chapeau. E se non ci fosse stata quella serata perfida con la Cremonese, in Coppa Italia, a Spalletti sarebbe stata sottratta l’ultima missione: inseguire la sublime perfezione".

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