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(Photo by SSC NAPOLI via Getty Images)
Spalletti è cresciuto, e molto anche. E' cresciuto non solo nella gestione tecnica della squadra, ma anche nella consapevolezza della sua forza, della sua stessa bravura. La sua comunicazione graffiante, concentrata, sempre razionale, non lascia nulla al caso. Sa interpretare gli umori della piazza e cerca di non farli diventare zavorra per i suoi. Sa dosare con equilibrio la soddisfazione per un Napoli straordinario con la calma di chi sa che la strada è ancora lunga e non ha nessuna voglia di perdere all'ultima curva.
D'altronde Luciano figura tra gli allenatori più "anziani" della Serie A: un valore aggiunto, quello dell'esperienza. La sua Roma meritava lo scudetto, la sua Inter - non certo irresistibile - riconquistò un piazzamento in Champions. L'anno scorso, il suo Napoli perse lo scudetto per mancanza di concentrazione dei singoli, ma anche per qualche errore di gestione, probabilmente. La lezione gli è servita, la squadra è rinnovata e chi è approdato a Napoli lo ha fatto spinto dalla voglia di indossare solo la maglia azzurra (vedi Simeone e Raspadori). E questa voglia si vede in campo e fa la differenza. "Dobbiamo distruggerci in campo": beh, la squadra lo sta facendo, portando a casa partite anche toste, fisiche, non proprio nelle sue corde. La voglia di vincere è quella di Kim, sul secondo gol alla Cremonese. E' quella di Osimhen, che sta abbattendo le porte avversarie. E' nella classe di Kvaratskhelia, che è diventato fin troppo generoso ed altruista con i compagni. Spalletti è un artista che sta modellando la scultura perfetta. Gli ingredienti ci sono tutti. E passano attraverso le sue parole, sempre misurate, sempre atte ad uno scopo, che è quello di trasmettere alla squadra quella serenità e concentrazione che è nemico dell'euforia.
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