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Luciano Spalletti (Getty Images)
L'edizione odierna del Corriere dello Sport commenta una frase del tecnico del Napoli Luciano Spalletti durante la conferenza stampa di ieri.
Forse questa è poesia. È letteratura. È storia del (nostro) calcio che sta chiuso dentro 90 minuti e va letta, inseguendo la ritmica d’una sera: la chiamano la madre di tutte le partite, e deve esserci almeno un motivo, languido oppure romantico, nel quale Luciano Spalletti va ad intrufolarsi proprio prima di lasciarsi alle spalle la routine per immergersi nella sua gioiosa o tormentata esistenza. "Chi ha sognato il pallone come me sin da bambino, ha pure sognato queste grandi sfide, il gusto della rivalità. Per motivi storici e sociali ci è chiaro che i tifosi della Juventus sono in larga maggioranza del Sud; ma c’è anche un Sud che non tiferà mai Juventus e questo Sud sta a Napoli. Per questo Sud essere napoletani e tifare Napoli è l’unica cosa che conta". In quel pallone che contiene strategie tattiche e di pensiero, tra le pieghe di una serata a modo suo vibrante, Luciano Spalletti infila se stesso, questo nuovo vissuto del quale si è impregnato e che ormai gli appartiene e lo trasforma nel cantore di un popolo che ha già un suo eroe.
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